26 settembre 2007

Simian Mobile Disco


A volte basta sapersi reinventare. James Ford e James Shaw formavano due quarti dei Simian, band indie electro rock di Londra scioltasi nel 2005. Da allora i due James hanno cambiato pelle evolvendosi nei Simian Mobile Disco, dj e produttori divenuti subito cult dopo che un altro duo di dj, i francesi Justice, hanno remixato un vecchio pezzo dei Simian, We Are Your Friends, facendolo diventare un disco anthem a band oramai sciolta. Oggi, qualsiasi cosa toccata dai Simian Mobile Disco prende il volo in classifica, James Ford quando indossa i panni da producer ha il potere di trasformare l’acqua in vino, senti Klaxons e il nuovo Arctic Monkeys. Attack Decay Sustain Release è una bomba, un album dance veloce e immediato, canzoni da ballare dall’animo rock’n roll se pur di chiatarre non ci sia la minima traccia, il futuro della dance si chiama Simian Mobile Disco accoglieteli in casa vostra e iniziate la festa.

Com’è successo che da indie band vi siete reinventati in un team di dj e produttori?
James Ford: E’ strano perché noi non sentiamo di esserci reinventati, posso capire che per chi sta al di fuori è così ma noi viviamo i Simian Mobile Disco semplicemente come uno sviluppo, altrimenti avremmo cambiato completamente nome. Sciolti i Simian abbiamo cominciato a remixare e a produrre perché ci piace, ci diverte e abbiamo sempre fatto i dj. La nostra reputazione ha inziato a crescere quando i Justyce hanno remixato We Are your Friend facendola divenatre un’inaspettata hit.

E’ curioso che un remix dei Simian fatto da un duo francese abbia in un certo senso decretato il vostro destino…
JF: Assolutamente, quel remix ci ha dato il classico calcio nel culo e siamo grati ai Justyce ma non è la ragione per cui esistiamo sia ben chiaro.

Intanto il vostro album è forse il più atteso della stagione, non credi?
JF: Dici? Forse sì…non lo so, ma è un piacere indescrivibile sapere che così tanta gente aspetta di sentire la nostra musica, è stata una cosa graduale, la gente si è appassionata a noi lentamente, alcuni pezzi come Hustler sono usciti oltre un anno fa, con questo disco è stato un po’ come documentare la nostra carriera dai suoni inizi ad oggi.
James Shaw: Noi abbiamo semplicemente fatto un album con la musica che ci piace suonare, a volte non ci rendiamo conto di quello che stiamo facendo e che ci sta succedendo sino a quando non ci sediamo a fare interviste proprio come ora, ci penso e dico wow!

La prima volta che ho sentito It’s The Beat ho subito pensato a Pump Up The Jam dei Technotronic, è una canzone che avevate in mente quando l’avete scritta o solo una coincidenza?
JF: Onestamente è stata una coincidenza, quando l’abbiamo fatta sentire al nostro manager lui ci ha subito fatto il nome dei Technotronic ma noi non ci avevamo davvero fatto caso.
JS: Siamo andati a riascoltare la canzone e in effetti il vibe è lo stesso! E ci piace perché Pump up The Jam è un gran bel pezzo.
JF: Siamo grandi fans dell’ hip-house e dei suoi vocals, della techno di Detroit, della House di Chicago e anche dell’hip hop stesso, queste sono le influenze che ci hanno portato a scrivere It’s The Beat.

Il vostro album è dance ma ascoltandolo si capisce che le vostre canzoni anno ricevuto un trattamento indie, perché sono corte e immediate, è un risultato voluto?
JS: Originariamente avevamo assemblato insieme le canzoni che suonavamo nei club, ed erano tutte molto lunghe, arrivavano anche a diciassette minuti ciascuna, ma il risultato su disco era noioso.
JF: Così abbiamo inziato a rieditarle, trattandole come se fossero vere e proprie canzoni come accade nel rock, del resto è da lì che proveniamo. Vogliamo che la gente ascolti il nostro album dall’inizio alla fine senza annoiarsi, per questo al suo interno accadono molte cose, abbiamo cercato di renderlo il più interessante possibile studiando molto l’andamento dei brani che è un sali e scendi emotivo, che passa dal pop, alla dance alle stranezze più disparate. La musica è stata creata per i club ma l’album si può ascoltare anche in casa o in giro con l’Ipod.
JS: Anche il titolo Attack Decay Sustain Release rappresenta l’andamento emotivo delle canzoni, e le persone a cui abbiamo chiesto secondo loro cosa significassero queste parole ci hanno dato le risposte più assurde, chi lo ha letto come una drugs experience, chi come uno slogan buddista, o un’approccio alla vita, per questo lo abbiamo scelto perché è multi interpretativo e riflette la forma dell’album.

James (Ford n.d.g.), hai prodotto due degli album più hot dell’anno: Klaxons e Arctic Monkeys, sei consapevole di avere un tocco speciale?
E’ stata un’esperienza incredibile per me, entrambe le band sono creative e piene di talento quanto diverse tra loro. Ci siamo divertiti un sacco in studio nonostante in entrambi i casi ci fosse una pressione e un’aspettativa impressionante. La cosa che più mi piace nel fare il produttore è che non sai mai come andrà a finire, cosa succederà e di cosa ha bisogno la band, ma il saper che tanta gente sta aspettando l’uscita di un disco mi da paradossalmente lo stimolo per fare le cose al meglio.

I vostri dj set sono i più hype del momento, come li descrivereste?
JF: Sicuramente cerchiamo di non fossilizzarci su un genere, suoniamo cose old school electro e hip-hop come ad esempio Rock Master Scott, un po’ di spacey disco, del krautrock come Roedelius, Moebius e Plank, ci piace molto Lindstrom e quando vogliamo suonare musica da party ci buttiamo su cose più nuove come Switches, o Duke Dumont.
JS: Comunque ci basiamo molto anche sulla rezione del pubblico e se prima di noi suona qualcun altro cerchiamo di seguirne l’andamento e di portare senza fretta il suono verso il nostro gusto personale, non ci piacciono le interruzioni brusche vogliamo che tutto continui in modo omogeneo pur spaziando tra i generi.

Cosa pensate del fatto che oggi tutti si improvvisano dj?
JF: Io non la vedo come una cosa negativa, credo che l’importante sia avere un buon gusto, non mi piacciono i dj maniaci della tecnica che mixano alla perfezione ma poi scelgono delle canzoni orribili oppure propongono ogni sera lo stesso set, preferisco un buon gusto nello saper scegliere i pezzi che un fastidioso missaggio preciso, è più difficile essere un buon selezionatore che un bravo dj, la tecnica si impara mentre il gusto è personale.

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