26 settembre 2007
The Cooper Temple Clause
Quello dei The Cooper Temple Clause è un mondo cupo, dove suoni sintetici estranianti si accavallano a chitarre distorte e voci manipolate, la band di Reading figura tra le proposte musicali più interessanti e innovative in circolazione negli ultimi anni, ma purtroppo non hanno mai ricevuto la giusta attenzione, il loro Kick Up The Fire, and Let the Flame Break Loose è un capolavoro che andrebbe riscoperto. Oggi esce Make This Your Own il terzo album e alle atmosfere sopra citate si aggiunge un nuovo elemento che potrebbe far diventare il gruppo più popolare: il pop appunto. No, i TCTC non sono diventati commerciali, ma un rilevante cambiamento in formazione li ha portati a rimettersi in gioco, accantonando gli sperimentalismi a favore di melodie ballabili, senza perdere lo stile oscuro e paranoico che li accompagna dagli esordi. Sono passati per Milano in occasione di un incendiario dj set Kieran Mahon basso e tastiere e Tom Bellamy basso, anima elettronica e seconda voce della band.
Durante le registrazioni Didz Hammond chitarrista e membro fondamentale nella band vi ha abbandonato per unirsi ai Dirty Pretty Things di Carl Barat. E' stato un cambiamento drammatico? Avete tenuto le canzoni che avevate iniziato a scrivere con lui o è stato come un nuovo inizio?
Non abbiamo preso male la notizia, siamo amici e ci conosciamo da molto tempo quindi ci auguriamo sempre il meglio, se questa era la decisione che avrebbe fatto stare bene Didz perché ostacolarlo? Siamo tuttora ottimi amici e onestamente questa dipartita ha dato ai Cooper l’occasione di rinascere, ricominciando attraverso nuovi stimoli e mettendoci in discussione più di quanto avremmo fatto se Didz fosse rimasto nella band.
Cosa vi ha spinto verso questa direzione più melodica?
Abbiamo avuto più tempo a disposizione per comporre quest’album e abbiamo avuto modo di evolvere la nostra musica attraverso diverse fasi provando e riprovando senza pressioni, all’inizio pensavamo che Make This Your Own sarebbe stata la continuazione ideale di Kick Up The Fire… ma più suonavamo e più ci accorgevamo che stavamo prendendo una nuova direzione, la struttura delle canzoni prendeva nuove forme più lineari e immediate rispetto alle precedenti e anche più melodiche, sorprendendo persino noi stessi. Make This Your Own è più vicino al rock tradizionale, ci siamo accorti che spesso le persone erano intimidite dal nostro suono così abbiamo cercato di renderlo più accessibile pur mantenendo la nostra identità, abbiamo sempre avuto rispetto per quelle band che hanno avuto il coraggio di cambiare.
Nel nuovo album avete anche abbandonato quel senso di oppressione claustrofobica che ha caratterizzato i suoi predecessori, oggi siete più positivi?
Oggi siamo più maturi, questo è l’album della nostra maturazione, ci sono meno bugie nelle nuove canzoni e c’è più di noi stessi ma leggendo i testi ritroverai tutte le nostre paranoie, quelle sono sempre dietro l’angolo ad aspettarci.
Come mai avete scelto di affidare la produzione finale dell’album a Chris Hughes famoso negli anni ’80 per aver prodotto e suonato in due storiche band: Adam & the Ants e Tears For Fears?
Proprio perché negli anni ’80 ha prodotto album grandiosi e non ha mai smesso di farlo, anche se il suo nome oggi non figura tra i produttori top continua a fare ottimi lavori, negli anni ’90 ha prodotto anche i Gene. Chris è arrivato dopo che avevamo lavorato in pre-produziuone con Dan Austin nostro caro amico, e ci ha aiutato a fare chiarezza sulle canzoni, ci ha fatto capire che a volte il nostro suono era troppo pulito facendoci sviluppare ulteriormente ogni singola traccia, inoltre è un vero maestro alle tastiere elettroniche. Abbiamo imparato molto da lui, è un vero personaggio.
Oltre che per la vostra musica siete famosi per i vostri dj set, che musica vi piace suonare?
Siamo molto per l’elettronica più che per il rock, ci piacciono molto i TV On The Radio, le produzioni dei Soulwax, il progetto Simian Mobile Disco, e i classici come Prodigy, The Chemical Brothers, Primal Scream mischiato a qualcosa di rock old school come Iggy Pop e David Bowie. Ci piace molto far ballare la gente, è gratificante e divertente al tempo stesso, spesso suoniamo al Barfly di Londra quindi se passate da quelle parti veniteci a trovare.
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