26 settembre 2007

The Horrors


Vi siete mai sentiti un pesce fuor d’acqua? A scuola eravate gli strani della classe solo perché detestavate quello che piaceva a tutti e avevate uno stile personale?Vi trattavano come foste mostri? Rhys “Spider” Webb si sentiva proprio così, un escluso, perché amava la musica garage degli anni ’60, il vinile invece degli mp3, i b-movie e il nero ma poi un giorno a Londra incontra dei weirdo molto simili a lui e inizia a sentirsi meno solo. Tra Spider, Faris Rotter e Tomethy Furse s’instaura un forte legame per via delle passioni in comune, Spider stanco di dover migrare ogni volta nella capitale inglese in cerca di una scena famigliare crea nel basement di un Hotel a Southend, suo paese d’origine, una serata che si chiama Junk Club che inaspettatamente diventa un cult. Al club i tre incontrano Coffin Joe e Joshua Von Grimm insieme formano i The Horrors e il resto è leggenda, ma la battaglia non è ancora finita perché raggiunta la notorietà si sono dovuti rapportare con gli scettici, gli invidiosi, i bigotti che su di loro hanno detto di tutto: che non sanno suonare, che sono un fenomeno costruito a tavolino, che sono solo immagine perché hanno lanciato uno stile e sono stati messi in copertina di NME molti mesi prima dell’uscita del disco. Intanto l’album Strange House è una delle uscite più importanti dell’anno e se lo merita perché era dai tempi del punk vero che non si sentiva tanto furore, creatività ed energia sia su disco che dal vivo. Enjoy The Horrors experience with the bassist Tomethy Furse:

Mi racconti come vi siete incontrati?
Ci siamo incontrati in alcuni piccoli bar di Londra dove suonano musica garage e si ha la possibilità di incontrare persone con gusti simili. In seguito frequentando il Junk Club e conoscendoci meglio ci siamo accorti di avere molti più punti in comune oltre alla musica e così abbiamo formato la band. La prima volta ci siamo esibiti proprio in uno di questi piccoli locali, ricordo che era un martedì e avevamo provato pochissimo, la sera a fine concerto ci hanno chiesto di tornare il sabato seguente.
Cosa ha reso il Junk Club una serata speciale per te?
Era la prima volta che andavo in un club in cui la musica era perfetta per l’intera notte, il pubblico prendeva il treno da Londra per venire alla serata, i creativi della città arrivavano per ispirarsi mentre i frequentatori usuali del locale avevano molti interessi in comune da condividere oltre al look.

Non è usuale che degli adolescenti si appassionino alla musica punk garage rock, certo esistono le eccezioni, tu come ti sei innamorato del genere?
E’ stata una combinazione d’elementi ma il mio primo approccio al genere al punk è stato tramite una compilation del CGBG che esplora il punk dai suoi esordi ad oggi, quello che mi ha colpito è che ogni band presente sulla compilation aveva uno stile forte e personale pur facendo lo stesso genere. Una nostra caratteristica è quello di buttare insieme tutte le sonorità dei gruppi che ci piacciono trasformandole con il nostro sound.

Come dietro ad ogni fenomeno ci sono molte malelingue che girano su voi, come reagite?
Ce lo aspettavamo, la cosa più divertente è che dicono che siamo una band costruita, ma le band costruite occupano il primo posto delle classifiche e noi non ci arriveremo mai. La nostra immagine è un complemento alla nostra musica come la musica che facciamo è un riflesso della nostra immagine, ascoltando o facendo un altro tipo di musica avremmo avuto un altro stile. E’ una vergogna che si parli solo di vestiti e non di musica.

E’ vero che Faris (il cantante n.d.g.) tempo fa è stato aggredito per le strade di Londra da alcuni fascisti perché considerato troppo strano?
Sì ma probabilmente stava camminando nella parte sbagliata della città! Certo accade spesso che la gente ci urli degli insulti quando siamo per strada, all’inizio ci fai caso ma poi scivolano via tutto.
C’è un artista in particolare che vi ha ispirato?
Più che un genere o un artista è l’attitudine di un suono o di una band a colpirci. Personalmente amo molto i primi lavori di Nick Cave per la sua creatività, perché riuscì ad imporre uno stile nuovo e personale. Se ascolti la nostra musica troverai dei riferimenti inaspettati come la jungle associata ai suoni garage di Sheena is a Parasite.

A proposito di Sheena is a Parasite come avete fatto a convincere Chris Cunningam a girarvi il video?
E’ stato lui a contattarci personalmente dicendoci che Sheena is a Parasite era diventata la sua ossessione, che non ascoltava altro e che doveva assolutamente girarci il video. Siamo delle persone molto simili e lavoriamo nello stesso modo, non ci piace scendere a compromessi, sapevamo entrambi che il video di Sheena non sarebbe mai passato in tv per via della censura ma a noi interessa storpiare un’idea per questioni di marketing.

Le persone che vi criticano probabilmente non sono mai state ad un vostro concerto dove regna la spontaneità e non si sa mai cosa può accadere, ho notato anche una certa auto ironia, non me lo aspettavo…
Hai capito però, è proprio la spontaneità a caratterizzare i nostri concerti e a renderli differenti ogni sera il problema è che la stampa è sempre lì ad aspettare che facciamo qualcosa di strano, tempo fa per un paio di sere Faris si è dipinto le mani di nero e mentre cantava imbrattava le facce dei ragazzi nel pubblico, la stampa ne parla ancora desso come se lo facessimo ad ogni show.

Non voglio insistere sulla vostra immagine ma se oggi tutti si vestono con i pantaloni attillati è merito vostro e marchi come Cheap Monday o April77 stanno facendo una fortuna grazie a voi, ne siete consapevoli?
Ho certo! (scoppia a ridere). Non apprezzo tutto quello che sta facendo la moda ma i ragazzi di April 77 sono dei grandi perché è un brand che va a pari con la musica, è concepito per essa. E poi spero che i ragazzini che si vestono come noi inizino ad ascoltare anche una musica migliore.

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