26 settembre 2007

Bright Eyes


Dietro al nome Bright Eyes si cela Conor Oberst, da oltre dieci anni un punto di riferimento nel panorama indie americano e capostipite della Saddle Creek Records di Omaha.Oggi a ventisette anni pubblica Cassadaga il suo settimo album. Egocentrico, viziato, snob, spesso sparla a sproposito e insulta la stampa anche quando lo osanna, ma basta sentirlo cantare con quella sua voce inconfondibile, roca ed esile, e tutto gli è perdonato. Prendere o lasciare, non ci sono vie di mezzo, questo è Conor Oberst con l’alt.folk dei suoi Bright Eyes.

Il successo inaspettato dei tuoi ultimi due album pubblicati simultaneamente nel 2005, l’acustico I’m Wide Awake It’s Morning e l’elettronico Digital Ash in a Digital Urn hanno influito in qualche modo sul processo creativo di Cassadaga?
No, certo sono rimasto scioccato dal successo, non mi sarei mai aspettato di occupare le prime due posizioni della classifica di Billboard. Sono così tanti anni che faccio musica che per me è impossibile, arrivato a questo punto, cambiare il mio approccio nello scrivere o nel suonare.

Cassadaga è una cittadina della Florida che porta avanti una sorta di religione isoterica e spirituale, cosa ti ha spinto a creare un album attorno a questa corrente di pensiero?
Cassadaga significa in indiano “acqua sotto le rocce” ed è una comunità spirituale che si trova in Florida, ci sono stato un paio di volte e ne sono rimasto completamente affascinato, c’è un’energia particolare che non so spiegare se è data dalla suggestione o se esiste veramente, l’album in ogni modo prende il nome da questo luogo ma come riferimento ad uno stato mentale. Cassadaga è un centro geografico d’energia, ci sono diversi punti nel mondo in cui l’energia si convoglia e si divulga tramite il pensiero delle persone come The Joshua Three, Stone Age o le piramidi.

Quando hai iniziato a comporre musica usavi un linguaggio molto criptico, oggi i tuoi testi sono molto diretti e affrontano argomenti quali politica, religione e umanità senza filtri. Anche musicalmente hai subito una sorta di smussamento, le tue prime composizioni erano lo-fi oggi sono curate e melodiche, cosa ti ha portato verso questo cambiamento?
In effetti quando ero più giovane a volte nemmeno io capivo quello che volevo dire riascoltando le mie canzoni, forse pensavo che la musica era più importante delle parole. Non credo che i miei testi siano così diretti, per me lo sono ma mi piace pensare che ognuno possa interpretarli in modo diverso, attraverso le sue esperienze e i suoi punti di vista. Per quanto riguarda la musica, i miei primi lavori erano molto casalinghi, registrati in presa diretta in camera mia senza budget, oggi ho uno studio a disposizione e sono cresciuto come musicista ma non credo di aver perso la voglia di sperimentare nuove cose. Ciascun album dei Bright Eyes è diverso dal precedente.

Tornando a Cassadaga, ti consideri una persona spirituale?
Mi piace pensare di esserlo. Sono sempre alla ricerca della comprensione, voglio capire perché accadono certe cose.

Sono curioso di sapere se hai mai giocato con l’Ouija?
Certo da bambino un sacco di volte!

In Italia è impossibile trovare una tavola Ouija, non esiste, e i siti stranieri non la spediscono, non è ufficialmente scritto da nessuna parte ma sembra sia illegale evocare gli spiriti anche se per gioco, credo che la colpa sia del Vaticano…
Come al solito. Non lo sapevo è un fatto davvero curioso, la prossima volta che vengo a suonare in Italia ne metto uno in valigia, che divertente!

Sei mai stato da un medium?
Certo che ci sono stato (ridacchia n.d.g.), credo che sia un’esperienza molto interessante da provare, ci sono stato più per capire che per curiosità, come ti ho detto cerco sempre di dare una spiegazione ad ogni cosa.

Per concludere: hai un’etichetta discografica, una band e diversi progetti paralleli, pubblichi almeno un album l’anno, sei costantemente in tour e sei impegnato socialmente, come fai ad essere così prolifico e allo stesso tempo fare tutto così bene?
Non mi siedo mai.

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