26 settembre 2007
Jeremy Warmsley (italian/english)
Per metà inglese e per metà francese Jeremy Warmsley è un cantautore che vive a West London. Il suo album di debutto The Art of Fiction inaspettato quanto folgorante ci rivela due un’anime, una acustica e l’altra elettronica, insieme sono alla ricerca della melodia perfetta.
Quando hai iniziato a fare musica e quali sono stati gli artisti che ti hanno ispirato?
Prima di compiere diciassette anni non ascoltavo nessun tipo di musica, una settimana dopo quel compleanno un amico mi regalò una cassetta di musica indie suonata da band di Glascow, c’erano Belle and Sebastian, The Pastels, Mogway e Arab Strap. Un altro amico invece mi diede un libro di accordi di chitarra dei Beatles. Mettendo le due cose insime alcuni neuroni si sono scontrati nella mia testa facendomi capire cosa avrei fatto nella vita. Da allora mi sono ritrovato a scovare artisti in grado di scrivere bellissime canzoni arrichite da meravigliosi e strani arrangiamenti, Tom Waits, Talking Heads, Aphex Twin e David Bowie sono stati la mia primaria fonte d’ispirazione.
Dali vivo hai la possibilità di ricreare la tua musica in situazioni differenti, da solo con la tua chitarra, con un’intera band o con un laptop, quale di queste preferisci e perché?
Mi piace suonare con la band, è molto più divertente poter interagire sul palco con altri musicisti. Però suonare da solo può trasformarsi in un’esperienza magica, è bello poter suonare le proprie canzoni in modo puro e spontaneo. Suonare con il computer invece è difficile, è un procedimento motlo rigido che nega l’improvvisazione, per questo non mi diverte.
Ti consideri un cantastorie?
Non è l’unica cosa che faccio nelle mie canzoni, è una delle sfaccettature del mio lavoro. Certo a volte quello che faccio è raccontare storie. Una delle mie canzoni preferite del disco s’intitola Jonathan & the Oak Tree, si basa su un racconto tradizionale indiano e racconta di un ragazzo che sogna la fine del mondo, e sa che se lo racconterà a qualcuno il sogno si avvererà. Così lo racconta ad un albero dopo di che impazzisce e scompare. L’albero in segutito viene abbattuto e il suo legno viene usato per costrire una casa, la casa è quella del narratore di questa storia che ne viene a conoscenza dalla casa stessa che gliela sussurra nelle orecchie la notte mentre dorme.
C’è qualche messaggio che ti piacerebbe comunicare attraverso le tue canzoni?
Credo che l’obiettivo principale di chiunque faccia musica sia quello di comunicare qualcosa di positivo alle persone che lo ascoltano, questo è sicuramente un obiettico che anche io voglio raggiungere con l’esperienza, almeno ci spero. Per il momento sto imparando il mio mestiere. Spero coninuerete a seguirmi per scoprirlo!
Qual è la parola che usi più spesso?
Probabilmente “a” o “the” o “e” ma anche “pedante”
Collezioni qualcosa?
Mi piace disegnate cose divertenti, almeno così dice chi mi conosce.
Come ti piace passare la notte quando esci?
Non approvo il divertimento in generale. Ma sto pianificando di andare a ballare in una roller disco.
Qual è l’ultimo disco di cui ti sei innamorato?
“Ys” di Joanna Newson. Incredibile!
Il tuo look è molto curato, qual è il tuo negozio preferito dove fare shopping?
Grazie! Non faccio veramente caso al modo in cui mi vesto, ci sono molti negozi dell’usato carini a Londra e diverse persone per diversi motivi mi regalano scarpe.
I tuoi live show sono spesso descritti come un’esperienza selvaggia, cosa succede realmente quando sei sul palco?
Una volta passavo moltissimo tempo sul palco a preoccuparmi di cosa suonare, ma ora ho iniziato ad usare una scaletta e quindi posso concentrarmi maggiormente sulle canzoni esprimendo quello che significano per me. A volte se c’è qualuno rude tra il pubblico o se le persone non stanno a sentirmi inizio a suonare il più piano possibile. Quando il pubblico apprezza e si diverte per me è il più grande complimento possibile.
Com’è la tua estate ideale?
Suonare ai festival ogni venerdì e passare ogni sabato e domenica a guardare le altre band suonare divertendosi (Se si tratta di un festival per me è ok divertirsi). Passare il resto della settiamna a scrivere canzoni e a leggere libri. Lovely!
ENGLISH
Half english and half french, Jeremy Warmsley is a songwriter who lives in West London, his debut album The Art Of Fiction, unexpected such as thrilling, reveals two souls one acustic and one electronic both looking for the perfect melody.
When did you start making music? Which artist have inspired your music?
Untill I was 17 I had never really listened to much music, but in the same
week one friend gave me a tape of glaswegian indie music - Belle And
Sebastian, the Pastels, Mogwai, Arab Strap, and another friend gave me a book of Beatles guitar chords. I put the two together, a few neurons
banged together and suddenly I knew what I was going to do with my life.
Since then I've found myself drawn towards artists who can write
incredible songs and clothe them in beautiufl, strange arrangements – Tom Waits, Talking Heads, Aphex Twin and David Bowie were all early
inspirations.
You can play alone with a guitar, with a full band or just with a
computer, which of these dimensions do you prefeer most and why?
I like playing with the band - it's a lot more fun on stage when you have
some kind of interplay with other musicians. But playing on my own can be a magical experience too, it's great to put the songs forward in a really pure, direct form. Playing with the computer is difficult - it's very
rigid, you can't improvise - not much fun at all.
Do you consider yourself a storyteller?
It's not the only thing I do in my songs - it's one of the facets of what
I try to do. But I do tell stories, sometimes. One of my favorite songs on
the album is "Jonathan & the Oak Tree", it's based on an Indian folk tale,
it tells the story of a guy who dreams of the end of the world, but knows
that if he tells anyone it'll come true. So instead he tells a tree, goes
insane and disappears. The tree is cut down and made into a house - thehouse of the narrator who tells the story, which is how he came to know it the walls and furniture whisper it into his ears as he sleeps.
Is there any message you would like to reach trough your songs?
I do believe that the overall aim of anyone who makes music should be to have some sort of positive effect on the people who listen, and in the
long-term that's certainly my aim, my hope. But for the moment i'm still
really learning my craft. Watch this space i guess!
Which is the word do you use more often?
Probably "a" or "the" or "or". Or "pedant".
Do you collect anything?
I like to write down funny things people say sometimes.
How is a night out with you?
I disapprove of fun in general. I plan to go to a roller disco soon though.
Which is the last record you have fallen in love with?
"Ys" by Joanna Newsom. Incredible!
It seems to me that you take particulare care of your look, where is
the best play for you to shop?
Thanks! I don't really worry about that sort of thing too much - there are some good second-hand shops in London and people give me free shoes a lot for some reason.
Someone has described your shows as a wild thing, what's really happening on stage?
I used to spend most of my time onstage worrying about what to play next, but now that I've started using setlists I tend just to focus on the song itself and what it means to me. Sometimes if there's someone rude in the audience or if people aren't listening I might start playing really quietly. If people are enjoying themselves, that's the greatest possible compliment.
How is your ideal summer?
Playing at a festival every Friday and spending Saturday & Sunday watchingbands and having a good time (I'm OK with having fun if it's at a
festival). Spending the week writing songs and reading books. Lovely!
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