26 settembre 2007

Little Man Tate


Se avete voglia di ascoltare qualcosa di spensierato, che faccia ballare, cantare, con piacevoli melodie e la giusta freschezza, la band che fa al caso vostro arriva da Sheffiled, Uk e si chiama Little Man Tate. Non si presentano come la prossima next big thing, non si atteggiano da poseurs, il loro album di debutto About What You Know è uscito senza essere preceduto dai soliti clamori, e nonostante questo i singoli Sexy In Latin e Man I Hate You’re Band hanno raggiunto lo stesso la top twenty. I Little Man Tate sono quattro amici che fanno musica onesta e spensierata, di quelli che si ritrovano a suonare in salotto con una birra, il loro è sano rock’n roll senza impegno, fatto per intrattenere e divertire. Noi non ci tiriamo di certo indietro dal divertirci e abbiamo incontrato il cantante Jon Windle e il bassista Ben Surtees:

Ci sono alcune leggende che circolano riguardo al vostro nome, è vero o no che lo avete preso in prestito dal titolo del primo film diretto da Jodie Foster (tradotto da noi “Il Mio Piccolo Genio” n.d.g.)?
Jon: A dire il vero è stata una coincidenza su cui oggi ci piace scherzare, ogni volta ci inventiamo qualche storiella. La realtà è che abbiamo rubato il nome dal titolo di un articolo apparso su un quotidiano, mi trovavo al pub e mi c’è caduto l’occhio sopra… O forse è un’altra delle mie storielle?...

Ok la prendo come buona!I Little Man Tate si sono formati appena un anno fa ma avete già pubblicato in Inghilterra ben cinque singoli e nel mezzo un album, c'era già tanto materiale pronto?
Jon: In effetti, sì, quando abbiamo formato la band invece di iniziare a suonare in giro nei locali come si fa solitamente ci siamo chiusi nel seminterrato a scrivere canzoni, abbiamo suonato per un mese quattro o cinque ore il giorno, abbiamo fatto pratica e siamo entrati in confidenza con noi stessi.
Ben: Tutto quello che vogliamo è divertirci e scrivere canzoni che siano un buon intrattenimento per tutti, siamo amici d’infanzia, per noi suonare insieme è come farci una grassa risata. Per questo una volta firmato il contratto avevamo gia un buon numero di canzoni al quale è bastato dare un’aggiustata.

Nella copertina dell’album ci siete voi che spulciate dei vecchi vinili in un negozio di dischi, le nuove generazioni si scambiano solo mp3, voi siete l’eccezione?
Jon: Noi amiamo i vinili, siamo clienti affezionati di quel negozio di Sheffield ci passiamo il pomeriggio, sia chiaro, non sono contro gli mp3 e il file sharing che sono un ottimo mezzo per farti un’idea di come suona un artista e di conseguenza decidere di acquistare o no il suo album.
Ben: Quando ascolto un disco devo avere il cd tra le mani, guardare il booklet, leggere i credits, e un mp3 non ti da queste emozioni, aprire il disco e mettermi ad ascoltarlo è quasi un rito per me.

Molte band di Sheffiled sono diventate famose a livello internazionale, i Cabaret Voltaire, i Pulp, pensate si possa parlare di una scena cittadina?
Ben: No, non credo proprio, tra noi ragazzi che suoniamo in città chiamiamo Sheffild, the ghost band city! Forse è più facile essere notate perché le etichette guardano con attenzione il panorama locale ma non c’è una scena musicale fiorente.

I vostri testi tra cui Man I Hate Your Band o Sexy In Latin raccontano storie di vita reale, credete sia importante per chi ascolta potersi identificare nei testi?
Ben: E’ molto importante, è importante scrivere qualcosa che ha un significato per noi e poi comunicarlo attraverso le canzoni e lasciare che le persone se ne impossessino ciascuno a modo proprio, non potrei mai scrivere un testo su qualcosa che non conosco e che non ho provato direttamente sulla mia pelle.
Jon: Sì, le nostre canzoni parlano di donne, d’esperienze vissute, persone incontrate, libri che abbiamo letto, the everyday life.

Quali sono le band che hanno forgiato il vostro suono?
Jon:Pulp, Oasis, Stone Rose, Blur, ma è ovvio, siamo cresciuti in pieno periodo brit pop.
Ben: Non scordarti però i The Beatles e gli Stones, quante volte te li hanno fatti sentire i tuoi genitori?

V’infastidisce essere definiti come una party band?
Jon: No! È proprio quello che vogliamo essere, le nostre canzoni sono d’intrattenimento, puoi canticchiarle al pub bevendo una birra o ballarle al club, sono nate per questo.

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