26 settembre 2007
Au Revoir Simone
Un paesaggio bucolico, la luce filtra attraverso le foglie degli alberi e forma dei pallini rilucenti, sta scendendo il tramonto sopra una giornata afosa, tre ragazze vestite di bianco pizzo appaiono all’orizzonte, belle, eteree, lunghi capelli lisci incorniciano i loro giovani volti mentre sulla riva di un piccolo lago artificiale avvolte dai semi piumosi dei pioppi si appostano ciascuna dietro la propria tastiera e cominciano a suonare. Questo è l’immaginario evocativo delle Au Revoir Simone, qualcosa di nuovo dal panorama newyorkese, dove chitarre aggressive, nero e jeans attillatissimi lasciano il posto ad una musica ariosa, lucente, ricercata, velata di malinconia e cupezza. The Bird Of Music (V2) è l’album di Erika Forster, Annie Hart, Heather D'Angelo, le Au Revoir Simone, che con le loro keyboards sovvertiranno le regole del pop.
Come vi è venuta l’idea di formare un gruppo tutto al femminile che suona solo tastiere?
Annie: L’idea è venuta ad Erika, ma era nata come una cosa fatta tra amici, più che una band era un club che si riuniva a casa di qualcuno una volta la settimana per suonare, fare due chiacchiere e bersi un drink. C’erano diverse persone che andavano e venivano ogni settimana ma alla fine il club ha trovato i suoi tre membri d’onore con l’arrivo di Heater, e quando abbiamo iniziato a porci domande sull’identità della band rispondevamo sempre allo stesso modo: “Vogliamo ragazzi all’interno della band? NO! Vogliamo usare chitarre?: NO! Solo tastiere? SI!” sembravamo davvero un club per teenagers! (Quando dicono NO! e SI! Urlano a squarciagola divertite. N.d.g.)
Quale esperienza vi ha portato ad innamorarvi delle tastiere?
H: E’ uno strumento molto comune, tutti hanno una tastiera in casa e l’hanno suonata almeno una volta, fa parte del crescere e spesso è uno strumento associato alla nostalgia e all’infanzia. Tutte e tre abbiamo suonato la tastiera nelle rispettive band scolastiche e poi il nostro club privato ha fatto il resto.
Come nasce un vostro pezzo?
A: In genere succede che a qualcuna di noi viene in mente un’idea, in generale una melodia che poi tutte insieme cerchiamo di mettere in pratica e di evolvere, può anche succedere che arrivi prima l’ispirazione per un testo e poi gli costruiamo un’emozione intorno.
H: Il nostro processo creativo è molto interattivo, comunichiamo moltissimo tra noi dicendoci onestamente se la canzone funziona o no e se non ci piace buttiamo tutto dalla finestra e ricominciamo da capo con un sorriso. Ci tengo ad affermare che ci divertiamo molto insieme, abbiamo veramente un legame molto forte.
Quante tastiere avete usato per registrare l’album e qual è la vostra preferita?
A: Fammi pensare… ne abbiamo usate almeno dodici, e le nostre preferite sono sicuramente le vecchie Casio, hanno un suono speciale.
Ascoltando l’album emergono due identità ben definite, una lucente e ariosa, l’altra sintetica e cupa. Pensavo fossero scelte dettate dalla vostra personalità ma ora che vi ho di fronte, non siete ne malinconiche, ne cupe, anzi proprio l’opposto, come lo spiegate?
A: Il buio è sempre dietro l’angolo ad aspettarti, anche negli ambienti più luminosi.
H: In molti ci chiedono se siamo delle ragazze malinconiche, ma come hai detto tu la risposta è no! Siamo sicuramente nostalgiche, ma non direi mai tristi, ogni carattere ha diverse sfaccettature, io ad esempio sono molto solare ma anche molto pessimista. In pratica io sono la pessimista, Annie la pazza ed Erika fa da pacere alle nostre animate discussioni, lei è lo spirito calmo della band..
A: Io mi definirei più una ragazza disturbata che dark! (scoppiano a ridere fragorosamente. n.d.g.)
Guardandovi sembrate avere un immaginario molto forte che vi circonda, rimanda a film come Le Vergini Suicide o Pic-Nic a Hanging Rock, vi ci ritrovate?
A: Credo che dipende molto dal fatto che siamo tre ragazze alte con i capelli lunghi e lisci, in realtà sentiamo di vivere la nostra vita in modo molto naturale, indossiamo i vestiti che ci piacciono e facciamo musica ma saremmo lo stesso così come ci vedi anche se non esistessero le Au Revoir Simone.
H: In ogni caso i film che hai citato ci piacciono molto, inoltre io ho studiato fotografia, Erika ha fatto la scuola per stylist e quindi riusciamo ad esternare meglio le nostre personalità attraverso foto e look che vanno a completare la nostra musica.
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