20 maggio 2008
The Violets
“We are punk delicate” sì descrivono così i The Violets band inglese uscita dallo stesso scantinato di These New Puritans, XX Teens e Wretched Replica, ma a differenza loro hanno una carta in più che si chiama Alexis McCloed, capello biondo platino e cuore nero, un mix tra Siouxsie e Debbie Harry che dal vivo esplode incutendo persino timore ai malcapitati delle prime file. La poesia e il cinema sono la principale fonte d’ispirazione dei The Violets che trasformano parole e immagini in suoni aggressivi ma dall’animo melodico che si susseguono in The Lost Pages, folgorante album di debutto. Quando arrivo al locale per l’intervista la band sta facendo il soundchek e trovo Alexis accovacciata in un angolo, faccia in giù e mani sule orecchie, immobile in mezzo al frastuono, le picchietto una spalla e lei mi rivolge un’occhiata da psycho killer, poi sorride si alza e mi stringe la mano.
“A volte spavento le persone lo so, lo faccio apposta. Specialmente sul palco mi piace essere aggressiva cantare in faccia a chi sta in prima fila e prenderli per il collo. Poi una volta finito il concerto sono piuttosto introversa e taciturna, sul palco sono più me stessa rispetto al quotidiano”.
Sulla copertina del vostro album ci sono due mani che battono a macchina velocemente, la velocità è riconducibile al vostro suono punk, mentre la macchina da scrivere alla vostra passione per la letteratura e i dialoghi cinematografici?
E’ un’immagine che colgie l’essenza della nostra musica, non tutti riescono a carpirla, ma ci piace essere criptici e anche enigmatici, non ci piacciono i testi da una lettura e via, ci piace il ragionamento. Il cinema e la poesia sono facilmente musicabili perché entrambi trasmettono forti emozioni, non avrebbe senso ispirarsi ad altre band copiando suoni già esistenti, altrimenti diventeremmo noiosi e realisti come tutte le band là fuori, ci piace il lato criptico e astratto delle cose. Per dirla tutta io non mi siederei mai in un pub a scrivere testi circondata da pinte di birra.
E’ vero che il vostro singolo Foreo è stato ispirato dal film Marnie di Hitchcock?
Il testo della canzone è formato da pezzi di dialoghi del film, mi piacerebbe che qualcuno se ne accorgesse un giorno e me lo venisse a dire, ne sarei estasiata. Ma alla fine penso che l’importante sia che ciascuno ascoltando Foreo trovi il proprio significato indipendentemente da quello che ha per me. Amo le ambiguità.
Oltre al cinema, la vostra attitudine, il vostro look e gli artwork, fanno parte di un mondo in bianco e nero che ha anche un risvolto teatrale, che dici?
La nostra estetica è puramente teatrale e avere un’estetica forte è importante nella musica, pensa a David Bowie o a Lou Reed. Siamo circondati da band che vestono fluo e hanno anche il coraggio di dire che non hanno un’immagine studiata, che loro comperano i vestiti al mercatino. Devo aggiungere altro?
Tre film essenziali per i The Violets?
Gli Occhi dell’Assassino con Jennifer Jeson Leigh, ogni film in cui recita è una fonte d’ispirazione per me ma questo in particolare. Labyrinth con David Bowie, la colonna sonora della mia infanzia e poi Suspiria di Dario Argento, una vera opera d’arte sanguinaria. Ma ce ne sono moltissimi è difficile sceglierne tre.
Credi che l’arte e la musica salveranno il mondo?
Solo pere gli intellettuali e per i nostri fans credo, nel senso che spero che le nostre canzoni li portino ad indagare nel nostro mondo e sulle nostre referenze, ma non credo cambieremo la loro visione politica.
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