20 maggio 2008
Goldfrapp
Un grande albero con inciso sulla corteccia il numero sette. Nasce da questo sogno fatto da Alison, Seventh Tree, il quarto album dei Goldfrapp che si sbarazzano d’elettronica e lustrini, sesso e morbosità in favore della semplicità. Canzoni nate con in mente una chitarra acustica e con l’idea di poterle riproporre attorno ad un fuoco, come si fa quando si va in campeggio. Volendo è un po’ un ritorno alle origini per il duo composto da Alison Goldfrapp e Will Gregory, ma se Felt Mountain il loro primo album era dark, onirico e ambizioso, Seventh Tree suona scarno, solare, bucolico a tratti ironico.
Com’è successo che avete abbandonato l’electro glam di Black Cherry e Supernature in favore di sonorità acustiche e bucoliche?
Will: Dopo il tour di Supernature le nostre teste stavano scoppiando, ci siamo resi conto che avevamo bisogno di un po’ di pace. Ci siamo ritrovati in una stanza vuota e abbiamo iniziato a scrivere le nuove canzoni con una pace ritrovata, con un nuovo entusiasmo.
Alison: La mia voce ha fatto da tramite, è lei che ci ha guidato. Abbiamo sempre cercato di evolvere o trasformare il nostro suono album dopo album ma i temi che affrontiamo e il tipo di melodie che cerchiamo di comporre rendono riconoscibile il nostro lavoro.
Tutti i vostri album hanno un riferimento alla natura nel titolo, come conciliate quest’aspetto con la tecnologia sempre presente nei vostri lavori?
A: Cercare di conciliare questi due mondi è la principale fonte del nostro divertimento! Credo che quest’album sia fortemente influenzato da film sci-fi come Silent Running, (film del 1972 tradotto in italiano 2002:La Seconda Odissea n.d.g.), film che si pongono domande su cosa sia la natura e il naturale e sul futuro che ci attende. Abbiamo provato anche ad usare strumenti analogici per cercare di avvicinarci alla natura ma è stato un’esperimento fallito in gran parte.
E’ vero che quando avete iniziato a lavorare all’album pensavate ad un suono psichedelico?
W: Nei lavori precedenti abbiamo sempre cercato di sfuggire alla chitarra, anche perché non sappiamo suonarla, ma dopo il frastuono e i suoni saturi dei nostri album abbiamo sentito la necessità di avvicinarci a questo tipo di sonorità. Abbiamo cercato di spingere il nostro suono attraverso una sorta di filtro minimalista. All’inizio cercavamo di dirigere la nostra musica verso la psichedelia ma più cercavamo di spingerci verso questa direzione e più ci rendevamo conto di non saper minimamente cosa voleva dire psichedelico. Così abbiamo fatto una ricerca e sul percorso siamo rimasti affascinati dalla musica di Nick Drake e di Minnie Riperton e ci siamo mossi in quella direzione. A nostro modo abbiamo creato un album acustico psichedelico.
Per la prima volta vi siete serviti di un produttore e la scelta è caduta su Flood, cosa pensate abbia portato nella vostra musica?
A: Quando Flood è arrivato in studio avevamo già tutte le canzoni pronte, il suono era piuttosto definito, Flood è arrivato, ha suonato e aggiunto alcune parti, ma più che altro ci ha consigliato, ha portato coerenza e ci ha impedito di sognare troppo ad occhi aperti ma senza mai imporsi troppo.
Alison hai detto di aver visto in sogno un albero con il numero sette inciso sulla sua corteccia, ma che tipo di sogno era?
Era un sogno bellissimo, pieno di pace, molto rassicurante anche perché mi trovavo in una SPA quando l’ho sognato. Sono state le altre donne della SPA a consigliarmi di chiamare così l’album!
Nella copertina del singolo A&E sei vestita da Pierrot mentre nell’album hai un look da pirata, c’è un concept dietro al nuovo artwork?
A: L’idea è quella di una bambina che trova in soffitta un vecchio baule pieno di costumi e se li mette anche se gli stanno grandi e ci gioca.
W: C’è una canzone nell’album che s’intitola Clown il cui testo dice: “Only clowns will play with your balloons” il concetto dell’artwork è partito da lì, una sorta d’aura oscura ma con un’innocenza di fondo.
A: Ma credo che dovremmo fare un po’ di psicanalisi per capire meglio noi stessi e il nostro lavoro.
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