20 maggio 2008

Operator Please


Gli Operator Please sono giovanissimi, tanto che dal vivo fanno tenerezza con quei visi acqua e sapone e l’innocenza ancora viva negli occhi. Poi li vedi suonare e la loro musica indie pop punk esplode in tutta la sua energia, vera, intensa, magari non precisa ma viva, carica di quell’entusiasmo che solo un teenager possiede. Nessun membro del gruppo supera i vent’anni, si va dai diciassette della violinista Taylor ai diciannove di Amanda voce e chitarra, nel mezzo ci stanno Tim alla batteria, Sarah alle tastiere e Ashley al basso. Hanno formato al band quasi per caso ma poi hanno vinto la battaglia delle band dell’Elanora State High School nella Gold Coast australiana e da lì hanno cominciato a fare sul serio arrivando oggi a pubblicare il loro album di debutto Yes Yes Vindictive. Amanda e Taylor raccontano:

Vi ricordate il momento esatto in cui avete deciso di formare la band?
A: Eravamo a scuola, era il mio ultimo anno di liceo, ma era dal primo che desideravo formare una band, solo che ero appassionata di musica death metal e non era facile trovare dei compagni in grado di seguirmi così ho iniziato a chiedere a tutte le persone che conoscevo, in grado di suonare uno strumento, se volevano formare una band senza chiedere loro che genere di musica preferivano o altro. Non avevo idea di quel che ne sarebbe uscito ma poi abbiamo vinto l’annuale Battle of the Band del 2005 ed eccoci qui.

Come nasce una canzone degli Operator Please?
A: Come una palla di neve, più rotola e più si ingrandisce e prende forma, prima nasce una melodia con la chitarra, poi arriva la voce, tastiere, batteria e poi il violino che credo sia il legante finale lo strumento che dà quel tocco che ci distingue.

Se la passione di Amanda è il death metal qual’è quella degli altri membri della band?
T: Abbiamo un gusto base in comune ma poi ognuno di noi ha una band del cuore personale o un genere, ad esempio Tim il nostro batterista adora il jazz ma nessuno di noi altri lo ascolta.

Taylor è difficile risucire a combinare il suono del violino dentro a canzoni dal cuore punk?
T: All’inizio è stato molto difficile perché ero abituata a suonare solo musica classica scritta su un pezzo di carta. Con la band nulla è scritto e nessuno è in grado di dirmi in che chiave suonare, è stato difficile riuscire ad aggiustare il tutto, ma ora che ho acquisito confidenza mi diverto molto.

L’album s’intitola Yes Yes Vindictive, siete delle ragazze vendicative?
A: Puoi giurarci! Tutti abbiamo un po’ di vendetta dentro di noi, se vogliamo possiamo anche essere molto maleducati.
T: Siamo molto seri e rispettosi ma se qualcuno ci fa un torto non abbiamo pietà, diventiamo shitty!

Just a Song About Ping Pong è una canzone geniale a cominciare dal titolo, come vi è venuto di scrivere una canzone che parla del ping pong?
A: Non lo so onestamente… credo che funzioni perché è una canzone totalmente anticonvenzionale, non è nata facilmente, ci è voluto del tempo per assemblare il tutto, forse anche perché è stato uno dei primi pezzi che abbiamo scritto, ma è nata in modo molto spontaneo.
T: Sicuramanete non ha nessun significato, va presa così per quel che è.

Più che celare un significato credo che lo scopo della canzone sia quello di far ballare e divertire e lo centra in pieno, no?
A: Yeah! Mi piace molto cantarla perchè è quasi uno scioglilingua, qualcuno tempo fa dopo uno show mi chiese se mi sono tagliata via un pezzo di lingua per risucire a cantarla, ma se si conoscono bene le parole non è difficile come sembra.

Quello che mi piace del vostro album è che non ci sono solo party song, ma c’è anche un lato oscuro, oltre alla gioia ci sono anche insicurezze e paure credo tipiche della vostra età…
T: Grazie, sai non è facile essere compresi, ma noi siamo mica felici tutto il tempo, la maggior parte della gente pensa che siamo giovani e stupidi con il sorriso stampato sulla faccia. Credo che il nostro disco mostri più facce che rivelano anche le paure e i nostri disagi.

Mi sembra di capire che a volte non siete presi molto sul serio per via della vostra giovane età, è davvero così?
T: Capita spesso che le persone ci dicano: la musica che fate è perfetta per la vostra età. Ecco questa è la cosa peggiore che qualcuno possa venire a dirci, fa male.
A: Ci sono altre band giovani in giro, guarda i Tiny Master Of Today hanno dodici e quattordici anni e quando suonano dal vivo spaccano il culo a tutti!

Una delle canzoni dell’album si chiama Ghost, credete ai fantasmi?
A: Totalmente! Abbiamo registrato l’album in uno studio ricavato dentro ad una casa abbandonata a Sydney e lì ce n’era uno, lo sentivamo ed io ero terrorizzata a tal punto che il nostro produttore doveva stare con me dentro allo sala sala d’incisione mentre cantavo, se mi lasciava sola mi pietrificavo.

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