20 maggio 2008

MGMT


Attenzione! La miccia della Grande Mela, spenta dal debutto di Stroke & co., si è riaccesa con un nuovo suono, apocalittico, primitivo, psichedelico creato da due giovani boys di Brooklyn che si fanno chiamate MGMT. Con un immaginario che spazia dal batik alle multinazionali Oracular Spectacular è un album elettrizzante che fa rizzare i peli delle braccia ascolto dopo ascolto, un debutto come se ne sentono pochi e che si apre con Time to Pretend, canzone che si burla del music biz di cui gli stessi MGMT fanno parte, e che con una frase come: “Let’s make some music make some money, find some models for wife. I’ll move to Paris, shoot some heroin and fuck with the stars” si merita la candidatura a singolo dell’anno senza discussioni. Divertenti, naive, cinici, imprevedibili, avant garde, la giusta dose tra experimental e pop. Andrew VanWyngarden, voce e Ben Goldwasser, synth, tastiere e backing vocals sono in arte gli MGMT (previously known as The Management).

Ben, è vero che avete iniziato a fare musica per gioco e che durante il vostro primo concerto avete suonato per venti minuti la colonna sonora di Ghostbusters?
Sì. In realtà è stata una via di mezzo tra gioco e realtà, non ci piace prenderci troppo sul serio, non sono mai riuscito ad apprezzare la musica di un artista troppo pieno di sé e poi la colonna sonora di Ghostbuster è un vero capolavoro. La verità è che abbiamo iniziato a comporre canzoni pop per divertirci senza l’intenzione di diventare una vera band, ma poi ci abbiamo preso gusto.

MGMT è un nome dall’aspetto politico come sembra o avevate altro per la testa?
Volevamo un nome che suonava come una misteriosa corporazione più che ad un qualcosa di politico, anche se nelle nostre canzoni ci sono diversi riferimenti e alcuni di questi toccano temi politici ma senza la presunzione di voler dire cosa è giusto e cosa no, esponiamo il nostro punto di vista.

I vostri testi sono molto criptici è questo che intendi dicendo che non volete schierarvi, preferite che ognuno li interpreti a modo suo?
Tra di noi parliamo molto del significato specifico di ciascuna canzone ma non ci piace forzare le persone, credo sia giusto che ciascuno vi trovi il proprio significato, è una delle libertà che solo la musica può dare. Mi capita spesso di ascoltare canzoni e di attribuirvi un significato e poi scoprire dall’artista stesso qual’era il suo punto di vista e pensare: cavoli il mio è più bello! Quindi perché privare ciascuno della propria immaginazione?

Time To Pretend suona come uno statement contro il music business, il controsenso è che avete appena firmato per una major, come lo spieghi?
Abbiamo avuto l’opportunità di creare quest’album e di poterlo pubblicare così com’era senza restrizioni ne cambi, è figo e credo che le cose potranno cambiare in futuro, forse tutto questo controllo presto finirà perché gli artisti stanno iniziando ad andersene proprio per questo motivo, quindi se le major non ne prendono coscienza sarà la loro fine. Non avrei mai pensato di poter sentire una delle nostre canzoni alla radio, sono un po’ troppo distanti dai loro canoni tradizionali e probabilmente senza aver firmato per una major non sarebbe stato possibile.

Nelle vostre canzoni e anche nel vostro look c’è un feeling apocalittico, primitivo e futuristico allo stesso tempo, cosa vi ha portato verso questo risultato?
Parliamo un sacco delle nostre canzoni, mi ha sempre divertito l’idea di due musicisti che passano ora a discutere su un pezzo, mentre scrivevamo l’album pensavamo e discutevamo molto del futuro, di come sarà, e ciò che ne usciva non era nulla di buono, è uscito un futuro buio, una sorta di ritorno alle origini della terra in cui le persone vivono come primitivi sulla spiaggia. L’apocalissi e la rivelazione sono due punti centrali dell’album. Per il calendario Maya il 21 dicembre del 2012 sarà la fine del mondo e noi ci siamo immedesiamati molto in questa situazione nel concepire Oracular Spectacular.

Hai mai incontrato un oracolo sulla tua strada?
No! Conto di incontrarne uno prima del 21 dicembre 2012.

Dal vivo le vostre canzoni cambiano molto, siete più distorti, psichedelici e lasciate molto spazio agli strumenti, non rischiate di confondere le idee di chi viene a vedervi?
Dal vivo siamo simili ma diversi, le canzoni nell’album seguono una struttura mentre live lasciamo molto spazio all’improvvisazione, le canzoni sono più ruvide e rock’n roll. Sì, non siamo esattamente ciò che la gente si aspetta nel senso che spesso veniamo confusi per una band elettronica, chi viene a vederci pensa di andare ad un dance party e invece si sbaglia. Ci diverte molto questa confusione.

1 commento:

La calla ha detto...

Ciao,bell'articolo. E gli MGMT sono davvero incredibili.Finalmente musica come si deve.
un saluto