8 ottobre 2009

PETER BJORN & JHON


Chi non è stato contagiato dal fischiettio di Young Folks alzi la mano! Canzone simbolo dell’estate 2006 sdoganò definitivamente il pop folk strampalto e creativo del trio svedese Peter, Bjorn & John, prima di allora gruppo di nicchia idolatrato nel settore e fonte d’ispirazione per diversi artisti, prime su tutte le Au Revoire Simone. Ciò che si fa apprezzare maggiormente di questo trio è l’originale spontaneità che convive in ogni album compreso Living Thing, il loro quinto, in cui devono dimostrare di non essere il classico fenomeno da una hit. Il nuovo album va oltre il pop gioioso che li ha resi celebri, è un’avventura sonica colma di chitarre darkeggianti, synth, drumbeat, semplici melodie vocali, cori di bambini e deliziosi handclapping. Un disco da scoltare in cuffia, per coglierne ogni sottile intuizione, meglio di notte su un’altalena del parcogiochi di quartiere, illuminati solo dal chiaro di luna.

Peter, ogni vostro disco si differenzia dal precedente, Living Thing è il quinto, non dev’essere facile riuscire a creare qualcosa di nuovo ogni volta…
No non lo è, ma non ci piace ripeterci, non vogliamo annoiarci di noi stessi, la nostra sfida quando iniziamo a lavorare ad un nuovo album è sempre quella di valicare i nostri confini e spingerci musicalmente dove non siamo mai stati. Prima di stupire l’ascoltatore vogliamo stupire noi stessi. Questo album dopo il successo di Young Folks ci è servito come terapia, per la prima volta non siamo entrati in studio di getto e abbiamo creato, il disco è nato negli sprazzi di tempo libero che ci concedevamo quando ne sentivamo il bisogno, questo ci ha permesso di curare ogni dettaglio. Non si può duplicare il successo, va conquistato di volta in volta.

Questa volta non ci sono fischiettii ma handclapping sparsi qua e là, vi divertite a ricreare suoni con parti o abilità del corpo?

Assolutamente, ci piace ricreare suoni da oggetti non comuni non solo utilizzando il nostro corpo, in questo album abbiamo suonato scatole di fiammiferi, bottiglie, coltelli, un ombrello… cerchiamo di non annoiarci insomma!

Nel singolo Nothing to Worry About c’è un coro di bambini, com’è stato lavorare con loro e cosa ha ispirato il pezzo?

Quando abbiamo scritto il pezzo avevamo in mente di fare qualcosa sullo stile di Hard Knock Life di Jay Z, abbiamo un amico che insegna alla School of Rock di Vasteras in Svezia un posto incredibile per i ragazzi che vogliono iniziare a suonare, ci ha suggerito due ragazzine molto talentuose che abbiamo tarsformato in un coro.

L’album si chiama Living Thing ma in copertina c’è il disegno di una natura morta con tre teste d’animali impagliate, un contrasto voluto?

Quando facciamo un nuovo album abbiamo un paio di regole che ci piace seguire, la prima è che il titolo dev’essere composta da due parole che si devono poter dividere in tre sillabe, e dopo l’omonimo debutto abbiamo avuto Falling Out, Writer’s Block, Seaside Rock e adesso Living Thing, mentre in copertina ci devono essere sempre tre oggetti che rappresentano i membri della band. Inoltre credo che il disegno di Thomas Broomé rifletta perfettamente la musica, il titolo si riferisce anche al fatto che noi siamo tre individui che vivono e pensano separatamente ma quando siamo insieme diventiamo una band, quindi un oggetto vivente.
A proposito di voi ragazzi, come coordinate le vostre teste in studio, litigate o avete idee molto simili?
Litighiamo! Ma credo che litigare sia molto creativo, se andassimo d’accordo tutto il tempo credo che la nostra musica sarebbe ovvia e noiosa. Io canto e loro suonano così quando devono fare i backing vocals io li sgrido e pretendo il meglio da loro e così fan loro con me quando suono. Prima di iniziare a fare un album facciamo sempre dei mix cd con la musica che ci piace in quel momento, e dopo averla ascoltata decidiamo che ci piace un giro di basso, o un suono di batteria, è molto più facile tornare in dietro ad ascoltarlo che stare a spiegare a voce quello che vorremmo ottenere. E se pensi che io ascolto musica rockabilly, John musica classica speriemntale e Bjorn elettronica e dance il risultato è sempre interessante. Inoltre nei nostri mix cd’s c’è sempre la musica che ascoltavamo da ragazzi nelgi anno ’80 come i Duran Duran, gli A-Ha, Depeche Mode, Paul Simon, Fleetwood Mac e anche tanto funky, hip-hop e pop africano con un sacco di percussioni.

L’ultimo artista che hai scoperto e che ti ha sorpreso?
Existence Minimum, è un batterista svedese ma è anche un ottimo singer/songwriter, crea pop dal sapore kraut, dark e minimalista, un mix tra pop svedese, New Order e i Can. Incredibile!

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