8 ottobre 2009

LA ROUX


Si sentiva nell’aria e nella terra che la rivoluzione stava per cominciare, le ragazze hanno la musica in pugno e la vittoria in tasca su tutti i fronti musicali, Lady Gaga, Katy Perry, Ladyhawke, Little Boots, Florence and the Machine, Lissy Trullie, l’invasione delle cantanti vent’enni è cominciata e tocca a La Roux sferrare il colpo di grazia. Ciuffo rosso fuoco alla Tin Tin, una faccia androgina dallo sguardo posh capace di mettere in soggezione, un look che mixa tie dyed denym, camice stampa Versace, make up fluo e una passione per i camei che tiene al collo e al dito, Ellie Jackson è La Roux la nuova stella dell’electropop. Lanciata dalla Kitsunè con il singolo Quicksand, la rossa di Brixton raggiunge a sorpresa il secondo posto delle chart Uk con In It For The Kill, la sua musica è istantanea ma mai banale e nonostante peschi ancora una volta dai suoni anni ’80, risulta libera da ogni vincolo, senza pretese e intelligente. In un paio di mesi è diventata un’icona di stile è impossibile non chiedersi Who’s That Girl? la prima volta che la si vede con quel look maschile che ricorda Tilda Swinton e quell’attitudine di chi sa il fatto suo. Elly Jackson incontra Ban Langmaid discepolo di Rollo dei Faithless a diciassette anni ad un party, e qualche anno dopo insieme formano i La Roux. Lui compone e produce in studio ma odia le luci della ribalta e sceglie l’anonimato mandando in scena solo Ellie che subito diventa La Roux come unica identità. Raggiungerla a Londra è un’impresa impossibile, la stampa le sta addosso pronta a divorarsi ogni sua singola mossa, così per incontrarla voliamo a Berlino a Kreuzberg, in un giorno di fine maggio in cui sole, grandine, pioggia e vento si alternano in un turbinio delirante e senza sosta, ma siamo pronti a sfidare tutte le intemperie pur di parlare con La Roux, a costo di sciuparle il ciuffo.

Ciao Ellie, o La Roux? Chiariamo questo fatto…

La Roux è un duo, ci si confonde non è vero? Ma questo mi diverte, siamo io e Ben. In studio siamo un duo ma in ogni altro posto sono solo io, è come funziona per Goldfrapp anche se siamo molto diverse! (scoppia a ridere). Io sono La Roux ovviamente perché sono quella con i capelli rossi, ma siamo comunque La Roux entrambi…

Un altro fraintendimento che ti riguarda è che per via del tuo nome d’arte e perché sei stata lanciata dalla Kitsunè, in molti pensano che tu sia francese…

E ancora più divertente è il fatto che molte persone pensano che io sia di Glascow solo perché ho i capelli rossi! E se sei rossa devi essere scozzese per forza no?!

Il tuo album omonimo suona fresco, spontaneo e innovativo, è stato difficile fare musica attingendo dagli anni ’80 senza cadere nei soliti clichè?

Sì. Il fatto è che mi sento come nata nell’epoca sbagliata, mi sarebbe piaciuto moltissimo poter vivere gli anni ’80 ma sono nata nel 1988, non sto cercando di copiare nessuno, ne tanto meno di apparire cool, sono me stessa e la mia musica è spontanea quanto lo sono io. Se qualcuno trova la mia musica banale o pacchiana è un problema loro non mio. Io amo i Chromeo ma loro sono come un gioco, scherzano con gli anni ’80, li prendono in giro eccentuandone le caratteristiche, la mia musica invece si rifà agli anni ’80 ma con un tocco attuale, moderno.

Parlami del tuo immaginario, è molto forte e personale, è qualcosa che ti appartiene o c’è una ricerca alle spalle?

È naturale e strano allo stesso tempo, ho parlato molto di questo anche con Kinga Burza che ha diretto il video di In It fot the Kill e Quicksand e del fatto che anche se non volevamo sembrare anni ’80 è stato impossibile non esserlo. Anche per il video di Bulletproof è successo lo stesso, avevo giurato a me stessa: non voglio essere ‘80! Ma alla fine è impossibile liberarsene anche se è una reinterpretazione moderna sono lo stesso anni ’80, non c’è altro immaginario che si sposa così bene con la mia musica.

La melodia ha un ruolo fondamentale nelle tue canzoni, credi sia il segreto per raggiungere la perfezione?

Credo sia il segreto per una buona canzone, ma per raggiungere la perfezione ci vuole anche un buon testo, senza non puoi ottenere una canzone segreta. Ho detto segreta invece di perfetta? Ahahah! Ok è vero ho scritto una canzone perfetta ma è un segreto è la canzone più bella mai stata scritta ma non dirlo a nessuno! (scoppiamo a ridere). Nel pop le melodie mi mettono allegria.

Le melodie molto allegre sono spesso in contrasto con i testi che parlano di storie d’amore finite male, sono personali?

La maggior parte dei miei testi li ho scritti piangendo anche se suonano gioiosi, sono totalmente personali, sono incisi nel mio cuore.

Nell’album c’è un pezzo molto bello si chiama Tigerlily, è impossibile non cantarla e verso la fine c’è una voce maschile paurosa in stile Thriller, di chi è?

Non ci crederai ma è di mio padre! Non posso negarlo è totalmente copiata da Thriller, lo abbiamo fatto per gioco ma poi l’idea di mettere un pezzo così sfacciato mi divertiva. Michael Jackson è il mio eroe, non com’è adesso! Sarebbe pietoso.

Andrai a vederlo in uno dei suoi cinquanta concerti londinesi?

No, non avrebbe senso, primo perché non voglio dargli i miei soldi e secondo perché non credo che sarà veramente lui ad esibirsi, rovinerei in un istante uno dei miei più grandi sogni. Lo avrei visto negli anni ’80 quando faceva buona musica non oggi, ripeto non oggi!

Sei diventata immediatamente una faschion Icon, (Ellie eccitata esclama Yes! Facendo il tipico gesto di chi ce l’ha fatta), grazie al tuo ciuffo, jeans scoloriti, camice stile Versace e l’inseparabile medaglione cameo…

Sì ho candeggiato decine e decine di jeans ma sto cercando di usarli un pò meno anche se mi piacciono sempre solo che quando una cosa diventa di moda non riesco più a metterla! Mentre adoro le camice in stile cheap Versace.

E la passione per i Cameo da dove nasce?

Non lo so esattamente, ne sono affascinata, come adoro gli stemmi araldici, compro sempre anelli e ciondoli che li raffigurano nei mercatini e soprattuto nelle stazioni dei treni, (mi mostra un anello con un cameo e un altro con uno stemma reale n.d.g.), non mi piace spendere molti soldi in gioielli. A parte questo grosso ciondolo a cameo che è di Sylvie Markovina, una designer di gioielli australiana che amo.

Dovresti farti fare un ciondolo con la tua silhouette, sarebbe perfetto!

L’ho fatto! L’abbiamo stampata sulle magliette del merchandise.

Immagino che i kids londinesi stiano cercando gia da tempo di copiare la tua pettinature…
Sì lo fanno… (Fa il broncio)

E questo ti dispiace?

No è molto divertente il fatto è che lo fanno male…

Come una brutta copia?

Non è una questione di bruttezza è che è veramente difficile ottenere questo effetto anche una volta che hai imparato come farlo, ci vuole molto tempo, e soprattutto devi avere i capelli tagliati per essere pettinati in questo modo non può farlo chiunque. Io adesso ci metto cinque minuti a farmeli, ma sono allenata.

Adesso che ti ho qui di fronte a me posso dire che sei dolcissima, gentile e simpatica, ma ammetto che in foto e nei video hai uno sguardo che mette in soggezzione, lo sai?

Davvero? Interessante, ma vedi io non so posare davanti all’obiettivo ridendo e molte spesso assumo uno sguardo arrabbiato, ma non sono arrabbiata, penso che il sorriso non centri nulla con la mia immagine o con la mia musica, guardami (posa con un sorriso a pieni denti) non sembrerei Joker? Ahahah!

Hai appena concluso il tuo primo tour come headliner com’è andato?

Bene ma è stato molto faticoso, le date erano una dietro all’altra e trattandosi di un NME tour suonavamo sempre in piccoli club sporchi, cool ma molto sporchi. Non c’era mai nemmeno il tempo di avere un pasto decente, perché ci trovavamo in posti come Preston in cui non sanno nemmeno cos’è un ristorante giapponese. Non ho nulla contro Preston ma sono posti in cui non c’è nulla se non Mc Donlad o Tesco, così mangiare diventa difficile e alla fine del tour ero ammalata e stanca.

Tu, Ladyhawke e Little Boots, possiamo parlare di una nuova scena femminile?

Forse. Se provenissimo dallo stesso posto sicuramente potremmo parlare di scena ma io sono di Brixton, Little Boots di Blackpool e Ladyhawke neozelandese, quindi parlerei più di una coincidenza anche se riconosco che abbiamo spunti comuni, forse più con Little Boots perché Ladyhawke è molto Fleetwood Mac, ma sono due artiste che mi rispetto molto.

Quando potremo vederti dal vivo i Italia?
Tra poco partirò per un lungo tour europeo che toccherà l’Italia a marzo, per la precisione Milano, non vedo l’ora!

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