2 maggio 2009

THE VIRGINS




La Webster Hall insieme alla Bowery Ballroom sono la mecca della scena indie di New York. Stasera suonano i The Virgins, il gruppo gioca in casa ma da un anno non si esibisce nella sua città. Abbiamo appuntamento alla venue con Donald Cumming, cantante pazzerello e disinibito che frequenta la scena artistoide della città, i suoi migliori amici si chiamano Ryan McGinley, Dan Colen e Terry Richardson. C’è un via vai di strumenti e soundcheck alla Webster Hall ma Dan è lì che ci aspetta, sdraiato su di un vecchio divano di pelle sintetica su cui avranno posato il sedere i nomi più illustri della scena indie mondiale. Dan è il leader dei The Virgins, ha uno sguardo da furbo che sembra voler dire “rinchiudi tua figlia in camera o l’aggiusto io”, inoltre quanta gente conoscete che è riuscita a strappare un contratto a una major senza avere una band? A scartoffie firmate i The Virgins non solo non avevano un batterista ma non sapevano nemmeno suonare, si sono chiusi per un anno in casa a imparare suonando ventiquattro ore su ventiquattro. Il loro primo concerto è stato a Parigi durante la settimana della moda, dove hanno condiviso il palco con Patti Smith e Sonic Youth. Se non è questo rock’n roll!

Cosa ti lega a New York?
Tutto. Sono nato e cresciuto a New York city, poi i miei genitori hanno divorziato quando ero adolescente e mi sono trasferito in Florida con mia mamma, ma non ha funzionato. Mi sono accorto di non essere esattamente un tipo da spiaggia, mi mancavano l’asfalto e le luci della città, così sono tornato a New York da solo e ho cominciato ad ascoltare un sacco di musica, a scrivere canzoni e a frequentare party. New York è la mia vita, amo viaggiare ma prima o poi devo tornare in città perché il mio cuore vi appartiene.

The Virgins, è un nome che descrive un’immaginario preciso che si sviluppa anche attraverso i testi delle vostre canzoni e nei vostri video, penso soprattutto a Rich Girl, come è nato il concept?
Tutto è cominciato quando ho scritto One Week of Danger, ero così entusiasta del pezzo, così ho pensato ad un nome che potesse evocare le sensazioni che mi trasmetteva questa canzone che parla di un tradimento con una ragazzina pettegola. All’epoca non avevo ancora una band ma sapevo che un giorno sarebbe esistita, io avevo già un nome, e ho avuto ragione.

Mi sembra che l’umorismo sia un prerogativa dei The Virgins, ho ragione?
Assolutamente. Credo che sia importante per noi, suoniamo musica che pensiamo esprima noi stessi e le nostre vite, cerchiamo di divertirci e ridiamo un sacco, e vogliamo che la nostre canzoni siano divertenti.

Ascoltando le vostre canzoni mi è facile immaginarvi teenagers negli anni ‘80 mentre guardate le lezioni d’aerobica in tv per le donne in bikini. Musicalmente avete preso il gusto tipico di quegli anni e lo avete reso contemporaneo, è così?
Esatto! Adoravo le lezioni d’aerobica con le tette saltellanti e i tanga, io sono cresciuto proprio in quegli anni, mi hanno formato musicalmente e culturalmente quando ero bambino. Abbiamo portato la musica degli anni ’80 nel nostro mondo, tralasciando gli arrangiamenti noiosi di quegli anni ed estrapolandone il lato più divertente. Ci piaceva l’idea di quattro ragazzi bianchi che cercano di fare della disco music.

Il video di Private Affair ne è l’esempio, non so quale sia stata la fonte d’ispirazione ma a me ricorda un programma italiano degli anni ‘80 che si chiama Colpo Grosso in cui i concorrenti maschi che rispondevano esatto alle domande del quiz potevano far spogliare una donna a loro scelta.
Ahahah! Fantastico! Il video è basato sul Robyn Bird Show, un programma condotto da Robyn Bird famosa pornostar Americana e mandato in onda nell’area di New York a fine anni 70. Nel programma venivano invitati pornostar e stripper sia maschili che femminili, che si esibivano in uno strip integrale molto intenso. Channel 35 è stata una benedizione per tutti i ragazzini della città che guardavano il programma di nascosto dai genitori. E’ stato il mio primo approccio al mondo della pornografia, pensa che mandano in onda le repliche ancora oggi.

A proposito di sexy bellone, nel video di Rich Girl avete usato la modella Behati Prinsloo famosa in America per esser stata il volto di Victoria Secret…
Oh man! Grazie a quel video siamo stati la band più invidiata dagli uomini d’America! Behati è il sogno proibito n.1 degli americani, è supercool. Lei si è divertita un sacco sul set e mi ha reso molto nervoso perché era più brava di mè.

Sulla copertina del vostro disco ci sono dei chewingum masticati e appiccicati, da studente gli attaccavi anche tu come tutti sotto al banco?
Certo, lo faccio tutt’ora, non sotto al banco ma dove mi capita. L’artwork è un opera d’arte del nostro amico Dan Colen, è un pittore e scultore di New York, il suo lavoro è incredibile, ha fatto una serie di quadri utilizzando chewingum e ne ha realizzato uno apposta per la nostra copertina.

Che poster avevi appesi in cameretta quando eri un teenagers?
Fammi pensare… avevo qualche paginone centrale di Playboy, il manifesto di Taxi Driver e poi… no non so se dirtelo (ridacchia). Basta così.

Non fare il timido dai, dimmi che poster avevi!
Ok, hai ragione, avevo un poster del gruppo hip hop 2 Live Crew in cui loro tre erano sdraiati in un enorme letto sotto le lenzuola con il cellulare in mano e dal fondo del letto uscivano solo sederi di donne che erano in primo piano come se gli stavano facendo un lavoretto di bocca. Era molto divertente!

Qual è la musica che ti ha formato?
Il rock classico, David Bowie, The Doors, Rolling Stones, Robert Johnson, l’hip hop dei 2 Live Crew, Nevermind dei Nirvana e Appetite for Destruction dei Guns N’Roses. Sono ossessionato dalla musica.

La tua band favorita newyorkese di tutti i tempi è:
The Velvet Underground, Lou Reed è il più grande di tutti.

La tua ultima scoperta musicale:
The Band “Music from Big Pink” un disco del 1968 meraviglioso.

Come sei finito sulla copertina del primo libro del fotografo Ryan McGinley?
E’ un mio caro amico, credo che sia il fotografo più di talento in circolazione, è incredibile guardare le sue foto e credo che il suo lavoro migliori di giorno in giorno.

Se ti sente Terry Richardson che ha scattato le foto dell’album non so se sarà contento…
Ahahah! Hai ragione! No, non si arrabbierebbe, Terry è un amico e un fotografo affermato, lui stesso apprezza il lavoro di Ryan insieme ci siamo divertiti parecchio. Sai che sono stato a milano con Ryan?

In vacanza?
Fu in occasione della sua prima mostra in Italia nel 2002, portò me ad alcuni amici e fu un disatro.

In che senso? Raccontami.
Per cominciare fu il mio primo viaggio fuori dagli states. Avevo vent’anni all’epoca ed ero veramente fuori controllo, un selvaggio direi. Ci successe di tutto, un mio amico writer si arrampicò su un ponteggio per fare dei graffiti e cadendo si spaccò la testa in due, dei poliziotti ci hanno inseguito in macchina perché avavamo spaccato il vetro ad un taxista a coltellate dopo che ci aveva chiuso dentro perché non avevamo i soldi per pagare. E le ragazze italiane! Delle fighe paura ma che non guardano i ragazzi alla mano come noi, eravamo troppo street per loro, ricordo tutte queste bellone circondate da uomini benestanti con il macchinone. Spesi tutti i miei soldi in uno streap club perchè in qualche modo dovevo pur sfogarmi! Ricordo questa ragazza che si spogliava su di un divano rosso rotante, aveva le poppe più belle che avessi mai visto. Mi han buttato fuori anche da lì perché non avevo più una lira.

Wow! Una vera avventura.
Che rifarei subito. Posso tornare con te a Milano?

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