2 maggio 2009

GLASVEGAS



Si dice che la notte porta consiglio e a volte è vero, i Galsvegas il loro album lo hanno creato avvolti dal buio, li immagino in un basement umido con l’odore di muffa, la moquette macchiata e delle vecchie tende di velluto damascate, proprio come quest’ultime la loro musica ti avvolge, ti riscalda, ma se le strofini ti mette addoso un brivido. James Allan il leader della band era un giocatore di football professionista con una carriera davanti e un’infanzia difficile alle spalle, carattere volubile come il cielo della sua Scozia, si apre e si chiude a tempo di musica, look total black, occhiale scuro, ciuffo anni ’50, e una mano che quando si mette all’opera scrive poemi che si trasformano in canzoni. Le origini prima di tutto, la controversa scelta di cantare con l’incomprensibile accento della sua Glasgow che svetta nel nome della band, e canzoni che nascono da un folle amore per le produzioni di Phil Spector accomunate da riverberi e testi noir che arrivano al cuore e ce lo crepano, sciolgono e riscaldano. Sono stati definiti la band più grande d’Inghilterra e non ho niente da obiettare, questo è il miglior debutto dagli Arctic Monkeys a oggi. Quattro ragazzi a metà dei loro vent’anni ognuno con una spiccata personalità oltre a James che appare un mix tra James Dean e Robert Smith, c’è il cugino chitarrista Rab Allan con cui ha inziato a suonare in cantina, Paul Donoghue al basso con il suo irresistibile sorriso senza dente alla Winehouse, e infine la più buffa e simpatica batterista che si sia mai vista, Caroline McKay commessa di un videonoleggio reclutata nella band da James perchè gli sembrava appena uscita da un film di Fellini, e prima d’allora non aveva mai suonato uno strumento in vita sua. Interessante approccio alla musica, per questo abbiamo chiacchierato con lei poco prima che salisse sul palco di uno show sold-out a Londra.

Ciao Caroline, mi racconti come ti sei unita ai Glasvegas?
Certo! Lavoravo in un negozio che vendeva dvd e apparecchiature elettroniche, James ci veniva spesso ma non comperava mai nulla… così ho cominciato a suggerirgli articoli che sarebbero potuti interessargli e siamo divenuti amici. Non molto tempo dopo mi ha introdotto a Robert e Rab, abbiamo cominciato a frequentarci, e loro sono diventati ospiti fissi a casa mia. Passavamo ore sul mio divano ad ascoltare vecchi dischi e ricordo che un giorno James mi chiese se volevo unirmi alla loro band. Io dissi: cosa potrò mai fare nella vostra band se non canto e non so suonare? Lui mi rispose: Ti vedi come batterista? E così sono entrata a far parte dei Glasvegas come batterista.

E’ vero che far parte di una band era l’ultima cosa che avresti mai voluto fare?
Sì, non avevo nessuna aspirazione nel fare quello che sto facendo, lo vedevo solo come un divertimento ma ora è un lavoro.

Quindi oggi hai cambiato idea?
No! Ci sono ancora dei momenti i cui mi chiedo: Che diavolo ci sto facendo qui! Ma è incredibile e siamo delle persone davvero fortunate ad essere nella posizione in cui ci troviamo oggi.

Mesi prima che il vostro debutto uscisse eravate circondati da un alone di hype, ma devo dirti che una volta sentito il disco ho dimenticato ogni diceria sul vostro conto e l’ho amato lasciandomi sorprendere canzone dopo canzone…
Buono. Vedi l’unica aspettativa che noi abbiamo è quella che pretendiamo da noi stessi, sia come individui che come band, quello che le persone vedono al di fuori non ci colpisce direttamente. E’ bellissimo leggere ottime critiche e parlare con gente entusiasta della nostra musica ma c’è anche il lato opposto, ci sono anche persone che dicono cose cattive su di noi ed è normale, per questo non prestiamo troppa attenzione a nessuna delle due parti o ci troveremmo in mezzo ad una crisi.

Poesia e melodia sono gli ingredienti segreti dei Glasvegas?
James è un grande liricista e credo che la bellezza dei suoi testi stia nell’onesta con cui li scrive e nel modo in cui è capace di osservare la vita di tutti i giorni trasportandola su carta, in modo così vero e umano. Uno dei nostri punti forti è che la gente può identificarsi nei nostri testi perché parlano di esperienze che prima o poi tutti dovremo affrontare nella vita o lo abbiamo gia fatto, James è unico nel descrivere la vulnerabilità umana e le sue emozioni.

Glasvegas è solo un gioco di parole o un nome che vuole sottolineare le vostre radici?
Non ci vergognamo di essere di Glascow ne tanto meno d’esser scozzesi, questo è il motivo per cui James canta nel modo in cui canta, con un forte accento locale, non volevamo un nome tipo, non so, the dark vampire perché non volevamo essere catalogati e chiusi in una scatola. Glasvegas è un nome che suona dolce e privato allo stesso tempo.

E’ vero che James è un fan degli album di Natale e ve li fa ascoltare tutto l’anno?
Sì, le sue preferite sono le canzoni di Natale di Phil Spector.

Così lo scorso Natale avete fatto uscire A Snowflake Fell (And It Felt Like a Kiss) un e.p. con cinque pezzi nuovi e la cover di Silent Night che avete registrato con un coro in una chiesa in Transilvania, com’è stato?
Incredibile. Non avevamo fatto ricerca per il coro, ma quando siamo entrati in chiesa e li abbiamo sentiti cantare è stata un’esperianze magica, erano così dotati, sembravano angeli caduti dal cielo e con la scenario della cattedrale è stato davvero emozionante e speciale.

Che musica ascoltavi da teenager?
Prevalentemente solo musica degli anni ’50 e dei ’60 con una predilizione per le produzioni di Phil Spector. Sì lo so non ho fatto molti progressi in fatto di gusti musicali! Ahahah!

Qual’è il tuo momento preferito dei vostri live?
Ci sono diversi momenti. Go Square Go perché la gente impazzisce, It’s My Own Cheating Heart That Makes Me Cry perché è una canzone veramente bella e Daddy’s Gone che è il pezzo con cui normalmente chiudiamo i concerti, la gente ne canta ogni parola e per noi è un momento molto emozionante e speciale.

Il ricordo più bello da quando sei nei Glasvegas?
Toccare fisicamente per la prima volta la versione in vinile del nostro album, da quel momento ci siamo sentiti veramamente una band, ce l’avevamo fatta!

Sei una persona romantica?
Molto romantica, credo nel vero amore.

L’hai trovato?
No, lo sto ancora cercando per questo ci credo.

Com’è essere la ragazza della band?
E’ divertente, sono la sorella e loro sono i miei grandi fratelli che si divertono a prendermi in giro tutto il giorno!

Usavi vestire di solo nero anche prima di unirti ai Glasvegas?
No ma credo che sia molto funzionale essere in tour e vestirsi solo di nero perché non si vede quando sei sporco e la mattina non ci metti molto a scegliere cosa metterti.

Chi è Geraldine?
E’ la ragazza che vende il nostro merchandise, dopo te la presento, se hai un problema lei ascolta tutti e da consigli.

Qual è la canzone che non smetteresti mai d’ascoltare?
Say Hello, Wave Goodbye dei Soft Cell.

Vi hanno definito la miglior band d’Inghilterra, cosa rispondi?
Non saprei, ci sono molte band con talento in giro. Siamo una banda di nerd, se ha dirlo sono dei nerd come noi allora siamo magici, siamo i migliori del mondo.

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