2 maggio 2009
A CAMP
Nina Persson in pausa dai suoi Cardigans torna dopo otto anni ad occuparsi del suo side project A Camp. Se l’amarezza è sempre appartenuta al suo immaginario occupando gran parte dei suoi testi mai come oggi è presente in Colonia. Disincantata e realista nonostante un’immagine vintage da sognatrice Nina ha riversato le sue emozioni in questo album scritto con il marito e compositore Nathan Larson e con il musicista Niklas Frisk insieme gli A Camp. Il bello di Colonia è che un album senza tempo, onesto, non vuole creare ma far parlare per la sua semplice bellezza. Se il debutto degli A Camp fu prodotto niente meno che da Mark “Sparklehorse” Linkous in Colonia la band fa tutto da se mettendosi in discussione dalla scrittura agli arrangiamenti, ma in loro aiuto come guests son accorsi musicisti quali James Iha l’ex-Smashing Pumpkins, Joan Wasser meglio nota come Joan As Police Woman, che ha curato gli archi e Kevin March batterista degli A Guided By Voices.
Colonia. Un profumo, un riferimento al colonialismo, sicuramente un titolo curioso, me lo spieghi?
Volevamo avere un tema ricorrente nel disco che appartenesse al genere umano, come la civilizzazione e la socializzazione abbiano interferito con l’uomo. Non possiamo negare che siamo stati primitivi perchè nostri istinti primordiali sono ancora presenti in noi, nonostante la società con le sue regole abbia cercato di cancellarli. L’intero album è una specia di gara tra l’istinto e l’intelligenza, per questo ci sono anche diversi riferimenti alla giungla e alla lotta per la sopravvivenza con cui gli animali che la abitano convivono da sempre.
Però c’è una canzone che s’intitola Eau De Colonia…
Ci piace giocare con le parole, il nostro sogno era quella di realizzare un album che durante l’ascolto sprigionassi un profumo d’Eau De Colonia, un’esperienza stereo in tutti i sensi.
So che l’album è stato ispirato anche da un safari che hai fatto in Affrica, vero?
Sì, ma non era un safari tradizionale, il nostro obiettivo non era quello di vedere gli animali, una delle mie migliori amiche è nabimiana e ora vive a Cape Town, ogni anno per Natale torna in Naibia con la macchina campeggiando lungo la strada. Ci ha invitati più volte e finalmente ci siamo uniti a lei in questo viaggio incredibile. Abbiamo attraversato il deserto, cantato attorno al fuoco e attraversato anche qualche momento difficile ma è un’esperienza che consiglio a tutti.
Se devo trovare la differenza principale tra la musica dei Cradigans e gli A Camp nonostante in comune abbiano un mood malinconico e pop penso agli ottoni e agli archi che in questo album hanno un ruolo importante, sei d’accordo?
Io amo i corni. Questa volta abbiamo scritto le canzoni da soli, senza aiuti, compresi gli arrangiamenti. Spesso i musicisti che suonano strumenti come il violino o il clarinetto, e in questo disco ne abbiamo fatto largo uso come hai detto tu, hanno idee fantastiche che noi scoltiamoe crchiamo d’incorporare nella nostra musica. Inoltre abbiamo avuto la possibilità di lavorare ancora con la bravissima Joan Wasser che ha suonato viola e violino per noi, ed è una grande amica di Nathan.
E James Iha?
E’ un vecchio amico, siamo vicini di studio a New York, usciamo spesso insieme quindi è stato quasi naturale chiedergli di suonare un paio di canzoni del nuovo album.
La prima parola che mi viene in mente per descrivere il suono di Colonia è timeless, ti ci ritrovi?
Certo, è un disco volutamente timeless, meno old fashion del precedente e più focalizzato sulla musica folk americana degli anni ’70, avevamo molto chiaro in mente il periodo che volevamo esplorare rivisitandolo in chiave attuale.
Come in tutti i tuoi progetti anche qui la malinconia è di casa, ma il risultato non porta tristezza ma serenità e anche gioia, cosa ne pensi?
Questo mi fa piacere sentirlo perché è esattamente quello che volevamo comunicare. La musica di Colonia è un viaggio emozionale che esplora la bellezza e le sue sfaccettature, di certo non si può essere tristi quando si parla di bellezza.
Per me la canzone più emozionante dell’album è Golden Teeth and Silver Medal duetto che vede al tuo fianco Nicolai Dunger talentuoso cantautore svedese…
Nicolai è un talento, la sua voce è incredibile e calza alla perfezione la canzone, è il mio cantante preferito di sempre.
Qual è il significato che attribuisci alla canzone Stronger Than Jesus?
E’ un modo un po’ naive per dire che l’amore è più forte di ogni cosa, l’amore fa paura, è un sentimento senza meta mi sono imaginata una battagli tra Gesù e l’amore che come un vecchio eroe dei cartoni animati che va in giro con un martello a polverizzare chiunque si trovi davanti.
Il tuo immaginario va a pari con il tuo modo di essere, voglio dire che se parlo dello stile di Nina Parsson chi ti conosce sa di cosa sto parlando. E’ qualcosa che ti viene naturale o c’è una ricerca alle spalle?
In parte è un’istinto naturale ma non nascondo che mi piace l’idea di avere un mio marchio di fabbrica, mi piace avere questo bilanciamento tra le due cose e sapere che le persone lo apprezzano e ne capiscono la trama mi lusinga. Quando ascolto un disco che mi piace ne assorbo la completezza, la trama, il soggetto, la cover, creo una sorta di viaggio che vorrei si trovasse anche nei miei dischi. Voglio avere una forte identità.
Ti sei da poco trasferita a New York per amore, come ti trovi?
Io amo New York e credo fosse giunto il momento di affrontare questo importante cambiamento nella mia vita, mio marito è di New York quindi nonostante mi trovi molto lontano dalla mia famiglia e dalle mie abitudini la considero comunque la mia casa. Credo sia il posto più incredibile in cui abitare.
Consigliaci un disco:
Ultimamente sono ossessionata da Miles Davis quindi punto su Kind Of Blue, un classico.
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