1 febbraio 2008

Jens Leckman


Jens Lekman è un cantautore svedese, la sua voce baritonale è l’elemento che caratterizza i suoi lavori considerando che musicalmente il giovane Jens ama cambiare pelle in ciascun album. Night Falls Over Kortedala è ambizioso e seducente, Jens prende ispirzione dalle sue memorie e dal suo mondo per creare un album romantico, lussureggiante e ubriaco che folgora chi lo ascolta.

L’impressione che si ha ascoltando le tue nuove canzoni è che hai cercato di fare un passo avanti con la tua musica, c’è più magnificenza, effetti inaspettati, ma le tue melodie bellissime sono sempre al loro posto, ho la sensazione che tu hai perso la tua innocenza ma che allo stesso tempo vorresti preservarla. Me ne parli?
Volevo fare un album in stile Graceland, volevo che le mie canzoni incontrassero nuovi posti, nuove persone e per farlo ho annusato dappertutto come un cucciolo di cane, anche se alla fine ho sentito che avevo lasciato qualcosa in sospeso a Kortedala e ho sentito la necessità di finire quello che avevo iniziato con i miei lavori precedenti. Ho chiuso un cerchio con questo album. Mi sono ritrovato ad ascoltare a ripetizione l’album di Lupe Fiasco “Food & Liquor”, mi sono innamorato del modo in cui usa i samples, mi ha ricordato il lavoro che ho fatto sino ad oggi e che non mi ha mai soddisfatto sino in fondo. Non considero questo album come l’aver intrapreso una nuova direzione ma un completamento, l’aver puntato una luce su quanto ho sempre desiderato fare. Sono il primo che deve farsi convincere dalle mie stesse canzoni e so che c’è sempre qualcuno in agguato dietro l’angolo e per ottenere questo risultato ho avuto bisogno di archi, di un’arpa, della salsa si Willie Rosario, di Enoch Loghts e di tutta la sua fottuta Light Brigade. Infine di una vecchia chitarra scordata, che però non mi convince tutt’ora.

Non conosco nulla riguarda al quartiere di Kortedala a Goteborg, com’è viverci, da come ne parli sembra un quartiere malfamato e pericoloso. Hai raccontato di essere stato assalito più volte per strada quindi mi chiedo come mai non ti sei trasferito prima e se hai intenzione di farlo, dove migrerai?
Mi trasferirò in Australia l’anno prossimo, penso che mi fermerò lì per un anno circa e poi deciderò cosa fare, mi sembra un buon cambiamento rispetto a Kortedala. Palme, caldo, bellissimi tramonti, credo che Kortedala sarebbe perfetta se avesse queste qualità.

Ho sempre immaginato la Svezia come un posto libero e sicuro per la comunità gay, ma sentendo quanto racconti nelle tue canzoni sembra l’esatto contrario. Oppure Kortedala è un mondo a parte?
Kortedala è diversa da tutto il resto. Ma non credo che le persone per strada mi chiamino frocio perché pensano che sia gay, è solo una parola che usano comunemente. E il vecchio che di solito me lo urla dietro è un veterano di guerra matto nella zucca.

Hai registrato tutto il tuo nuovo album in un claustrofobico monolocale ma hai raccontato che alcuni vecchi spiriti ti hanno tenuto compagnia. Sono stati carini con te e si possono sentire in qualche canzone?
Certo! Potete sentirli in tutto il disco, e pensare che mentre lo registravo non mi ero nemmeno accorto che erano lì.

La canzone Shirin è dedicata al tuo parrucchiere, nella copertina del tuo album qualcuno ti sta tagliando i capelli e hai chiamato il tuo studio Kortedala Beauty Center. Sei ossessionato dalla bellezza?
Sono ossessionato dai capelli… negli ultimi tre anni della mia vita ci sono stati un sacco di peli nuovi che sono cresciuti sul mio corpo. In particolare mi sono innamorato di alcuni ciuffetti argento che mi sono cresciuti attorno alle tempie. Sono la testimonianza del fatto che sono il lavoratore più duro di tutto lo show-biz . Però sì, sono ossessionato anche dalla bellezza, ma non solo della bellezza fisica nel senso classico. Il salone di Shirin si chiamava Kortedala Beauty Center ed era nel suo appartamento. Quando se ne è andato gli ho rubato il nome perché credo che il mio appartamento fosse l’unico posto rimasto in tutta Kortedala a produrre ogni tipo di bellezza.

Quando hai scoperto la tua voce e quando hai realizzato di voler diventare un cantante?
Ci ho messo molto ad uscire dalla pubertà. Avevo forse 18 o 19 anni. Ma a quel punto mi ero esercitato per così tanto tempo che è venuta fuori completamente come la coda di un pavone. Sono stato subito molto colpito da quanto fosse profonda.

Qual è il tuo periodo storico peferito e perché?
Mi piace molto il periodo cosiddetto di « esplosione cambriana ». Cioè è lì che si è scatenato il gran casino, no ?

Hai un dono unico nello scrivere i testi, non hai mai pensato di scrivere un romanzo?
Forse non un romanzo ma più una serie di racconti divertenti o piccole poesie. Una volta ho raccontato ad Erlend Oye che mi sarebbe piaciuto fare un album in cui avrei composto musica per scherzo. Lui mi ha guardato e mi ha detto: “Pensavo fosse già quello che stai facendo…”.

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