14 novembre 2008

Sam Sparro


Sam Sparro è un performer, produttore e songwriter che sta invadendo il mondo con la sua musica ingegnosa e il suo stile innovativo. Black & Gold è il perfetto esempio di canzone crossover, un mix brillante tra rock, 70’s synth, 80’s pop, disco, house con una voce soul che ha attirato l’attenzione di artisti quali Chaka Khan e Prince. Il risultato è un album alternativo ma pronto a conquistare le masse con canzoni che spaziano tra i generi ma che riescono a mantenere uno stile riconoscibile. Nato in Australia in mezzo alla musica, il nonno fu il trombettista di Frank Sinatra e il padre è tutt’ora un apprezzato cantante gospel, a dieci anni Sam si traferisce in America a Los Angeles assorbendo e innamorandosi della musica nera, quì inizia un tour nel coro gospel in cui si esibisce il padre e partecipa come attore ad alcuni commercial. Raggiunta la maggiore età Sam si trasferisce a Londra dicendo: Sento che lì diventerò qualcuno. Aveva ragione.

Sei cresciuto in un ambiente artistico e religioso, quanto ha influenzato la tua musica?
Ho cominciato a cantare in chiesa a otto anni, allora vivevo a Los Angeles e le funzioni religiose in America sono molto diverse da quelle europee, loro cantano, hanno questi cori gospel grandiosi che sono una gioia per le orecchie, ti affascinano, da giovanissimo ho intrapreso un lungo tour con il coro gospel in cui cantava mio padre, è stata questa la mia formazione.
Black & Gold il tuo primo singolo è una canzone che parla di fede, è stata ispirata da quel particolare periodo della tua vita?
In un certo senso si. Black & Gold è un pezzo che nasce da una serie di domande molto semplici come: esiste davvero Dio? A cosa dobbiamo credere? E soprattutto ci serve credere in qualcosa? Io mi sono spesso perso in mezzo a queste domande perché non hanno una risposta concreta ma solo attraverso un percorso interiore privato si può arrivare alla propria verità.

E hai trovato la tua risposta?
Io credo che non ci sia una risposta. E’ una vita misteriosa la nostra.
Sidney, Los Angele e poi Londra, ti senti più vicino alla cultura Europea?
Mi piace molto l’Europa, soprattutto l’Inghilterra, è un paese molto aperto, di cultura, con una storia solida alle spalle e cosa molto importante le persone sanno godersi la vita, è un piacere viverci.

Il tuo album omonimo è come una grande scatola che ne contiene tante piccole, ciascuna con un colore diverso, una specie di matrioska ma fatta di musica, cosa ne dici?
Oh che cosa carina! Ciò che voglio è che le persone scoprano qualcosa di nuovo ogni volta che ascoltano le mie canzoni, non è un semplice album pop. Ho volutamente scelto di fare un album variegato anche perché io ascolto qualsiasi genere di musica, inoltre mi piaceva l’idea di creare un album per questa iPod generation e dare l’idea di aver selezionato la funzione shuffle a chi lo ascolta.

In Pocket, la canzone che apre l’album, canti : Yeah keep your friends close, and your enemies in your pocket. Hai più amici che ti stanno vicino o più nemici nelle tue tasche?
Sono sempre andato avanti per la mia strada senza guardarmi troppo intorno e sì, mi sono fatto dei nemici ma sono soprattutto quelle persone che pretendono di ottenere qualcosa fingendosi amiche. Ci sono un sacco di persone meschine e false, che cercano d’ingannarti, devo sempre dormire con un occhio aperto. Gli amici di cui posso realmente fidarmi, quelli veri sono pochi ma per me sono tutto.

Scegli tre artisti senza di cui la tua musica non esisterebbe:
Sade, Prince e i Daft Punk, li adoro, proprio non potrei vivere senza i Daft Punk!

Come nascono le tue canzoni?
Cantando sotto la doccia.

Hai dovuto superare molti ostacoli prima di trovare chi credesse nella tua musica?
L’ostacolo più grande è stato trovare il tipo di musica che mi descriveva meglio e trovare il mio stile personale. Credo che l’ostacolo più grande di ogni persona sia cercare di rendere la propria vita interessante.

Cosa ti esalta di più se pensi al tuo album?
Che è finito e che le perosne lo possono comperare e ascoltare! Ho passato così tanto tempo a lavorarci che non mi sembra vero che ora sia finito, ma sono pienamente soddisfatto non cambierei nulla nemmeno se potessi farlo ora. E poi chi poteva prevedere che così tante persone avrebbero apprezzato la mia musica, è incredibile, ho ancora la bocca spalancata.

Come descriveresti un tuo concerto, è rock, è più un dance party o uno show?
Stravagante come portare un coro gospel, la chiesa e Las Vegas in un club.

Come una serata al Limelight di New York negli anni ’80?
Esattamente!

Cosa vuoi che la gente conosco di te come prima cosa?
I don’t give a shit! Che sono una perona molto divertente e tutti mi devono amare.

Spesso vieni descritto come una diva, ti ci ritrovi in quest’etichetta?
No! Non sono una diva, chi mi conosce lo sa, ma mi piace atteggiarmi da diva, è divertente. Ma non m’interessa cosa pensa la gente di me, non me ne sono mai preoccupato.

Quando sei diva quali sono i tuoi stilisti preferiti?
Ksubi, Jeremy Scott e Garretth Pugh.

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