14 novembre 2008

The B-52's


Dopo sedici anni di silenzio tornano i The B-52’s il gruppo che sul finire negli anni ’70 sconvolse il mondo della musica con un miscuglio mai sentito prima tra punk, pop, funky e new wave legati insieme da coretti striduli e atteggiamenti teatrali che univano futurismo, anni ’50 e cartoons. Ci hanno pensato loro a fare togliere gli occhi di dosso alla scena di New York facendo girare le facce incredule del mondo della musica verso Athens in Georgia città poco nota per le sue attendibilità musicali prima di B-52’s e poi dei R.E.M. Funplex è il nuovo album della band che torna nella sua line up originale con Fred Schneider, Kate Pierson, Cindy Wilson e Keith Strickland. Ricky Wilson scomparve di malattia nel 1985. Dopo varie vicissitudini e inseguimenti riesco a parlare con un membro della band, Cindy la bionda, che è esattamente come te l’aspetti, la sua voce calda esce dalla cornetta del telefono con esuberanza, e con malizia ed esclamazioni a sproposito risponde ad ogni domanda ridendo fragorosamente, se esistesse l’identikit della fag hag perfetta Cindy vincerebbe senza problemi, con un semplice batter di ciglia (finte).

Ciao Cindy, com’è stato ritornare a lavorare insieme dopo sedici anni?
Hi Honey! So, let me think… C’è voluta molta passione, abbiamo lavorato insieme in modo onesto e ciascuno ha portato il suo punto di vista mostrando l’orgoglio e il proprio ego. Le canzoni sono state concepite in modo democratico, tutto si è assemblato in modo naturale e il disco ha preso forma con naturalezza come se fossimo nati per farlo.

I suoni di Funplex sono meno punk e più electro pop, è stata una scelta meditata o aver lavorato con Steve Osbourne, celebre per aver prodotto Happy Mondays e New Order, ha influito sul risultato finale?
Oh dear! La lista di produttori tra cui scegliere non era molto lunga quindi non è stato difficile scegliere! Ahahah!Quando Steve è arrivato in studio tutto l’album era scritto, ma noi sapevamo che mancando dalle scene da così tanto tempo non potevamo sbagliare il colpo, dovevamo dare il meglio di noi e Steve era la persona giusta. Fred è innamorato dell’album Get Ready dei New Order prodotto da Steve, per questo lo abbiamo scelto.

Il titolo Funplex si riferisce ad uno stato mentale o letteralmente ad un grande centro commerciale?
Funplex è una parola entrata da poco a far parte del vocabolario americano, funplex è l’evoluzione d’arcade e di mall. E’ un punto d’incontro in cui diverse culture e personaggi caratteristici s’incontrano, convivono e s’intrattengono.

Il vostro modo di scrivere i testi non è cambiato, siete sempre diretti e sfacciati, è materiale che non normalmente non si sente alla radio…
Ahahahah! So cosa intendi, abbiamo sempre avuto problemi per i nostri testi scabrosi. Fottuti puritani! Ahahah!Il nostro modo di scrivere è molto poetico, scaturisce da un immaginario dadaista fa impressione sentirlo alla radio ma li inganniamo con le nostre melodie, li teniamo in pugno anche se loro non lo sanno.

A proposito d’immaginario c’è una canzone nell’album che s’intitola Juliet Of the Spirits è un chiaro omaggio a Fellini?
Te lo dico questa canzone è incredibile, voleva essere scritta! Mushroom Hell! Sapevamo sin dalla prima nota scritta che sarebbe stato un piacere scrivere questa canzone, la melodia è così fluida e armonica e il testo poi è wow!
Nino Rota e l’immaginario di Fellini sono qualcosa d’incredibile, toccano il cuore.

Qual è il primo ricordo che ti torna in mente se pensi ai primi passi dei B-52’s?
Il primo party a cui abbiamo suonato non me lo scorderò mai, è stato amazing! Io ero una cameriera, Kate lavorava al giornale locale, Fred e Ricky lavoravano come impiegati alla stazione degli autobus mentre Fred faceva il cameriere. Ci siamo messi a suonare per gioco e stavamo così bene insieme, poi una nostra amica organizzò un grande party e noi decidemmo di scrivere alcuni pezzi per l’occasione. Quella sera fu incredibile, ricordo che Kate aveva degli enormi occhiali neri, io una parrucca bianca altissima e Fred dei finti baffi molto lunghi, sai quando hai la sensazione che sta per succedere qualcosa di speciale? e infatti è stato l’inizio di tutto, quella sera tutti ballarono come pazzi, we have rocked the house! Inoltre io quella sera ho incontrato mio marito, mi ha passato una canna io gli ho offerto la mia birra e ci siamo innamorati a vita.

Vi considerate dei pionieri del punk?
Quando uscì il nostro primo omonimo album nel 1979 l’unica cosa che c’interessava era passare del tempo insieme divertendoci, non ci rendevamo conto di quello che stavamo facendo, forse proprio perché facevamo le nostre cose senza preoccuparci di nessuno abbiamo creato qualcosa d’unico e nuovo.

Vi sentivate come degli outsider all’epoca?
Yeah! What the hell! Veniamo da Athens, non è un posto dove accadono molte cose ma all’epoca era forse la città più liberale della Georgia ed era il posto giusto da dove venire nonostante fosse il più cheap del mondo.

Qual è l’outfit più assurdo che hai mai indossato?
Ahahah!My God, ricordo una parrucca enorme a forma di cuore con una luce che si accendeva ad intermittenza nel mezzo e i tacchi, avevamo dei tacchi così alti che a volte non passavamo dalle porte! E poi aspetta! Un’altra parrucca fatta a birdcage nera con dentro degli uccellini finti, non è incredibile? Can you imagine a wig like that?!

Qual è l’ultimo album che ti ha fatto urlare wow!?
Brian Ferry che canta Bob Dylan in Dylanesque, incredibile.

Nel 1998 avete pubblicato una raccolta antologica che avete chiamato Time Capsule, se dovessi creare oggi la tua capsula del tempo, quando qualcuno la scoprirà tra cento anni cosa ci troverà dentro?
Ahahah! Povero lui! Gooooosh! Ora come ora ci metterei dentro il mio lap top, la mia parrucca preferita, i miei tacchi alti neri, alcune mie poesie e… Oh my godness! Let it go…

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