10 febbraio 2010
The Big Pink
Sudici, capelli arruffati, occhiaie, dita giallo nicotina, un vecchio chiodo e dei jenas sdrulciti, i Big Pink appaiono ruvidi e cupi come la musica che fanno, creata nei bassifondi di Londra; un mix di shoegaze e industrial, lampi controluce e morbidi corpi nudi femminili. A Brief History of Love un album che sembra il titolo di un film d’essai in bianco e nero, una storia d’amore, droga, sesso sfrenato e cuori infranti. Robbie Furze polistrumentista e Milo Cordell, fondatore della Merok music, sono i Big Pink e grazie a pezzi come Velvet e Domino sono usciti dallo scantinato in cui facevano musica per svelarsi al mondo, intorpidendolo con synth e chitarre distorte. Pensate al lato struggente dei Jesus and Mary Chains, ai ritmi ipnotici dei Velvet Underground, alla virata dance e psycho dei Primal Scream, alla cupezza dei Joy Division, aggiungete sesso e melodia e siete pronti per ascoltare questo disco, sdraiati sul divano consunto nel vostro basement con la sigaretta accesa che vi si consuma tra le dita.
Ciao Milo, come va?
Bene grazie sono in coda allo sportello della banca…
Tutto avrei immaginato ma mai di trovarti in banca a far la fila, pensavo di sentirti con la voce impastata reduce da un party…
Ahahah! E’ un duro periodo di lavoro, quasi li rimpiango i party.
Quando avete inziato come Big Pink avevate in mente di creare epiche canzoni erotiche e torbide?
All’inizio a dire la verità volevamo suonare come qualcosa di più artistico, comporre musica sperimentale che potesse andar bene per la colonna sonora di un’istallazione d’arte o di un film. Abbiamo iniziato prima a sperimentare e poi continuando a condensare il nostro suono le composizioni si sono mano a mano accorciate diventando canzoni. Ci conosciamo da un sacco di tempo e quindi abbiamo una certa sintonia quando suoniamo insieme. Ci veniva naturale comporre un pezzo noise di venti minuti come Crystal Vision il brano che apre l’album, all’inizio era solo musica distorta senza voce. Se l’ascolti con questo concetto in mente ti apparirà chiaro il nostro modo di lavorare.
Credo che questo aspetto artistico e cinematico sia rimasto presente soprattutto in canzoni come Velvet che dici?
Potrebbe tranquillamente essere una colonna sonora, a dir la verità per me l’intero album potrebbe esserlo, è la colonna sonora della nostra vita. Mi viene in mente quando abbiamo ascoltato per la prima volta l’album con dei nostri amici a Bruxelles sul tetto di un parcheggio, la musica usciva dalla macchina, si vedeva tutta la città all’imbrunire, fumavamo spinelli e bevavamo vino era la scena perfetta per quel momento della nostra vita.
Collezioni e scatti fotografie in bianco e nero di modelle anni ’30, gore, freak show e vecchi film muti, un gusto che contamina i vostri video, le immagini, gli show, mi piace questo dare un senso a tutto il progetto che è al cento per cento voi. Quando hai cominciato ad archiviare immagini?
Lo faccio da sempre, per me immagini e musica sono due elementi che vanno mano nella mano, senza saremmo tutti ciechi e sordi, vogliamo che le persone siano connesse con il nostro mondo e mi piace trasmetterlo collezionandoe pubblicando sul nostro sito immagini di film, di fotografi che amo o di persone che stimo. Le canzoni fanno riferimento alle immagini e le immagini alle canzoni diventando un tutt’uno.
Deduco che quando componi hai gia un’immagine chiara nella tua mente, una storia, un film…
Assolutamente, la fotografia come la musica ha il potere di estraniarti e di portarti lontano, le fotografie che raccolgo sono molto emotive pur non trasmettendo emozioni, sono le nostre esperienze personali la referenza che ci serve per rendere il tutto emotivo. Questo ragionamento vale anche per la nostra musica.
Se penso a voi che create musica v’immagino in uno squat sporco circondati da persone spaced out alle sei di mattina. E’ questa scena vicina alla realtà?
Ahahah! No… non potrei mai comporre musica a quell’ora di mattina. E fortunatemente non viviamo più in uno squat, non riusciamo a suonare fatti durante un party, ci viene naturale farlo il giorno dopo con l’hangover.
E’ vero che in Inghilterra il testo di Domino è stato accusato di misoginia? E’ uno dei miei preferiti…
Grazie! Ma sì purtroppo è vero anche se per me è solo un testo scherzono che parla di un uomo che cerca la propria rivincita personale su una donna che lo ha deluso, è un testo molto personale come lo è ogni traccia del disco.
Esiste l’amore senza dolore?
No! Ho paura di dover ammettere che il dolore è parte integrante dell’amore, putroppo l’amore non è sempre giorni felici, un buon odore nell’aria o dei fiori appena sbocciati. L’amore fa male, l’amore è gelosia, l’amore è piena di cose orribili e più cresci e più te le trovi davanti. Quando hai diciotto anni non vedi tutto questo ma essere innamorati è un fottuta tragedia piena delle insicurezze della vita e prima o poi ti colpisce allo stomaco. Ma è bellissimo e per questo sei disposto ad affrontare tutto questo tenendo sempre le dita chiuse.
Come sono i Big Pink live?
Dal vivo ci divertiamo un sacco! Non siamo in due, la nostra formazione varia da quattro a sei, perché ci piace sottolineare che siamo una live band, ci piace suonare a volume altissimo, un muro di suono con le voci alti e forte, credo che dal vivo siamo più aggressivi.
Hai fondato la Merok records, etichetta che ha scoperto i Klaxons e firmato in Inghilterra Crystal Castle e Telepathe. Hai tempo tutt’oggi di seguirla?
Certo, stanno succedendo un sacco di cose, abbiamo alcuni nuovi progetti che stanno per uscire e un nuovo blog che se ne occupa, si chiama Don’t Die Wondering, sono sempre in cerca di volti interessanti.
Per chiudere qual’è la colonna sonora che ti accompagna in questi giorni?
Ieri mi sono fatto prestare la macchina da un mio amico e sono andato a fare un giro per Londra con la mia fidanzata, in macchina aveva Definitely Maybe degli Oasis e per me è stata una riscoperta, era molto che non lo ascoltavo ed è stata la colonna sonora perfetta per un giro tra le strade inglesi, ho avvertito delle buone vibrazioni e mi ha ricordato la mia infanzia. Recentemente invece ascolto moltissimo i Cold Cave, un gruppo di Filadelfia,
hanno pubblicato da poco l’album Love Comes Close ed è davvero buono, il cantante Wasley Eisold proviene dalla band hardcore Some Girls e adesso fa queste canzoni synth pop magnifiche.
Mi piace che avete creato una formula riconsocibile, potete essere più pop come in At War with the Sun, più epici come in Domino, o più noise come in Velvet ma in tutti i casi suonate come i Big Pink...
Mi lusinga che reputi il nostro suono riconoscibile nonostante abbiamo cercato di variare il nostro suono il più possibile all’internbo del disco. Ci fa molto piacere essere riconosciuti come band.
Suz “Shape of Fear and Bravery” (No Mad)
Il trip hop, il raggae, il fumo, il cervello che si appanna, suoni che prendono lentamente coscienza, che s’intrecciano a formare melodie che ipnotizzano, rapiscono, intorpidiscono i sensi. Sono le canzoni di Shape of Fear and Bravery il debutto di Suz che da Bologna con complice Ezra riesce a creare un prodotto dal sapore multiculturale. Canzoni che parlano di quel malessere generazionale che spazia dal quotidiano al mal d’amore, canzoni dall’atmosfera inquietante come The Gathering che ti avvolge nel suo torpore e poi ti sguinzaglia nell’atmosfera contaminata dal jazz di Fear. Little by Little è un raggio di sole dopo un temporale sulla spiaggia, Hell is Abscence una sinistra ninna nanna. Un disco dalle sonorità cupe ma calde in cui Suz modula la sua voce con destrezza creando melodie accattivanti che ti penetrano nella mente fino a fartele cantare. Bellissime le illustrazioni di Eppesteingher che vanno perfettamente d’accordo con il mood oscuro e anche sognante dell’album.
3 febbraio 2010
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